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Visualizzazione dei post da febbraio, 2017

Potrei parlarti della nebbia amara

Potrei parlarti della nebbia amara che fra chimere randagie mi spinge e dirti: «È il vento, il vento che ciangotta». Così tanto i tuoi occhi si confondono, quando si figgono nella mia notte. Eppure, fino a ieri eri la luna onniveggente e le stelle fissate, la misura dell’ore e l’almanacco d’ogni giorno concesso alla speranza. Dove s’è riversato il mio cielo? L’etere sembra un catino vüoto, un cratere che, ebete, boccheggia. E io sul fondo, prosciugata d’anima, con la schiena trafitta da una ghiaia di ricordi presenti come braci. Compresa in: AA.VV., XXX, Villasanta (MB) 2016, Limina Mentis, p. 35.

Il cielo di nessuno

Se mi fosse dato, o Leuconòe, di posare sul fiore dei tuoi occhi baci leggeri come la rugiada, i mille e cento baci di Catullo non potrebber saziare la mia sete, neppur se la lor pioggia fosse piena come l’umore generoso che apre ai mortali l’ampio seno del cielo. Infatti, i tuoi occhi son grani d’uva oscuri della dolcezza di Bacco; da loro stillano perle di gioia che fan rosso di sé il mio cuore cavo. Lascia cadere una goccia del tuo animo sui petali schiusi delle mie labbra; le vedrai fiorire di canti azzurri come il mar che culla il capo d’Orfeo fino all’isola sbocciata di lire, per fare d’essa il cielo di nessuno dove s’incontran gli echi senza verbo. Compresa in: AA.VV., XXX, Villasanta (MB) 2016, Limina Mentis, p. 34.

Le rose della notte - III, 1

Parte terza: Il canto della mosca 1. Quella notte di metà ottobre, un sogno aleggiò sulla materia cerebrale di Margherita, come un Incubus insolitamente aereo. Vide membra nel pieno fiorire dei loro muscoli e nervi, tese in una posizione innaturale. Una croce. Ma, anziché essere legata a due legni incrociati, la figura era stretta da steli di rose d’un rosso quasi nero e ritorte come funi. Rivoli di sangue arabescavano lo splendido corpo, michelangiolesco nel suo vigore, ma – inequivocabilmente – di donna.      Lo sguardo onirico di Margherita risalì fino al volto, reclinato su una spalla. Labbra nere, fronte e guance rigate di porpora – ma sorridente come una sfinge. Il viso di Diana. Gli occhi mori, rilucenti nell’estasi dello strazio, si posarono su di lei. La ragazza ne bevve il potere ipnotico, perdendo il senso del proprio peso immaginario. La bocca della tormentata si stava muovendo. Senza alcun suono, Margherita ne comprese le parole.     È il Filo di Arian

La culla dei numeri

Quest’anno, il Comune di Manerbio ha accostato la Giornata della Memoria (27 gennaio) con la Giornata del Ricordo dei morti nelle foibe (10 febbraio). In onore di entrambe, nei portici del municipio, è stata posta un’installazione artistica di Luciano Baiguera e Cristina Brognoli: “La culla dei numeri”. L’iniziativa è stata sostenuta, oltre che dal Comune, dal locale circolo A.N.P.I. “Giuseppe Bassani”.              Il 22 gennaio 2017, è avvenuta l’inaugurazione ufficiale. I “numeri” erano quelli che ribattezzavano gli internati nei lager, nonché tutte le vittime spersonalizzate da una strage. La “culla” è stata resa visivamente da un cesto pieno di lana a bioccoli, che ricordava l’agnello, simbolo dell’innocenza. L’installazione era strutturata come una passeggiata fra corpi scarnificati, realizzati in carta per imballaggi da Cristina Brognoli, alla ricerca della crudezza e dell’espressività. Un tappeto di cenere univa i due estremi del percorso: un muro (segno di ostilità), con

Cuori in musica

L’ultima conferenza del gennaio 2017 presso la Libera Università di Manerbio è stata dedicata a un argomento di sicuro fascino. Il 26 gennaio 2017, al Teatro Civico “M. Bortolozzi”, il prof. Fabio Larovere dell’associazione culturale “Cieli Vibranti” ha tenuto una lezione dal titolo “Arie… celebri”. Dal patrimonio immenso dell’opera lirica europea, il relatore ha tratto quattro esempi di arie (= brani per canto solista disteso e virtuosistico) rimaste nel cuore degli appassionati.             Il primo esempio è stata la cabaletta “Quando rapito in estasi”, dall’Atto I, Scena II della “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti (1835; libretto di Salvadore Cammarano). Una cabaletta è un’aria breve e orecchiabile. In questa, la nobildonna scozzese Lucia di Lammermoor canta il proprio amore totalizzante per un signore rivale del fratello. Il libretto è tratto da un romanzo di Walter Scott, “La sposa di Lammermoor” (1819). Esso è una delle letture preferite di Emma, la protagonista di

Terra, sale e fuoco

Il 17 gennaio, secondo il calendario cattolico, è il giorno in cui si commemora S. Antonio Abate (Egitto, prima metà del IV sec.). È noto come fondatore del monachesimo, a cui diede inizio ritirandosi a vivere nel deserto, tra preghiera e lavoro. A Manerbio, la parrocchia di S. Lorenzo Martire celebra in questa data la benedizione del sale, del fuoco e delle macchine agricole. Una festività - come si può immaginare - molto sentita, in un’area in cui la terra è una voce importante dell’economia.              Il 17 gennaio 2017, dopo la Messa in cui è stato benedetto il sale, i fedeli si sono raccolti in Piazza Bianchi per la seconda parte della cerimonia. Il parroco don Tino Clementi ha benedetto un braciere acceso, per poi aspergere uno ad uno i trattori presenti in loco. Il suo discorso, come sempre, ha ricordato il ruolo degli strumenti di lavoro nella “collaborazione alla Creazione”, nell’ottenimento del “giusto benessere” e nel “progresso della società”.             «S. Antoni

Tre porcellini crescono

La stagione degli spettacoli per bambini, al Teatro Civico “M. Bortolozzi” di Manerbio, è ormai arrivata a metà. Il 22 gennaio 2017, la compagnia “IL NODO Teatro” ha proposto la propria versione de “I tre porcellini”. Il regista, come sempre, era Raffaello Malesci. In scena, sono andati Danilo Furnari, Giorgio Mosca e Fabio Tosato.              I tre porcellini sono - come nella fiaba tradizionale - tre fratelli. Il maggiore è quello più pragmatico e anche - diciamolo - più pieno di se stesso. Un altro pensa solo a mangiare e a dormire; il terzo è un ballerino che adora il colore rosa. Sono ormai cresciuti e la loro mamma, in attesa di un’altra cucciolata, li ha invitati senza troppe cerimonie a sistemarsi per conto proprio. Per loro fortuna, il Bosco di Porcellandia è diviso in pratici lotti edificabili, con tanto di indicazioni sul tipo di rape da coltivarvi. Per di più, la radio trasmette indicazioni sul traffico di lupi e porcellini sulle arterie principali e sulle raffiche d

La bicicletta di Bartali: quando lo sport salva vite

Per la Giornata della Memoria 2017, il Comune di Manerbio e l’A.N.P.I. locale hanno scelto di ricordare nel segno del positivo. Per questo, è stato invitato Simone Dini Gandini, autore de “La bicicletta di Bartali” (Torino 2015, Notes Edizioni). Lo scrittore è nato a Viareggio nel 1986. Dopo la laurea in Lettere, ha collaborato con la Fondazione Carnevale di Viareggio e la Fondazione Festival Pucciniano di Torre del Lago Puccini. È autore di poesie, racconti, testi teatrali e libretti d’opera per bambini e ragazzi. Per “La bicicletta di Bartali”, ha collaborato con l’illustratore genovese Roberto Lauciello (N. 1971): docente alla Genoa Comics Academy, ha lavorato per “Topolino” e per i maggiori editori italiani.   Al Teatro Civico “M. Bortolozzi”, la sera del 27 gennaio 2017, Dini Gandini ha esposto la genesi del racconto. Nel settembre 2013, si trovava al bar con amici, condividendo “La Gazzetta dello Sport”. Trovò un’intera pagina dedicata al ciclista Gino Bartali, nominato “Gi

Un viaggio in Autoblues

Quella del musicista girovago è una figura così proverbiale da non richiedere troppe introduzioni. A essa fa riferimento il nome degli Autoblues, band amatoriale sempre in viaggio per eseguire - appunto - classici del blues e del rock. Daniele Coscarelli (bassista e ideatore del nome), Lucio Belli (chitarra e voce) e Arin Albiero (batteria) provengono da tre diversi centri della provincia di Brescia. Nella stessa area, circolano per proporre il proprio repertorio di “cover”, spesso registrate e postate su un canale YouTube (“duraace73”). Per via dei tempi di “vacche magre”, non sono molti i locali disposti ad assumerli per le serate; ma il gruppo, nato da pochi anni, non demorde.              Il genere musicale che ha dato il nome alla band è nato negli Stati Uniti nella seconda metà del XIX ed affonda probabilmente le radici nei canti degli schiavi neri. “Blues” deriva da un’espressione idiomatica inglese che significa “essere malinconici”; come genere di musica, si caratterizza

“Raccontami”: musica e parole al Politeama

La tournée del giornalista e cantante manerbiese Diego Baruffi sta concludendo un ciclo. L’anno scorso, è uscita la sua breve raccolta poetica “La via del cuore”, dedicata alla moglie e al figlioletto. Dal Politeama ad altri palchi della provincia di Brescia, la voce di Diego e dei suoi collaboratori ha presentato spettacoli omonimi, per far conoscere la pubblicazione. Il 20 gennaio 2017, l’anno di esibizioni si è concluso circolarmente, sul palco del Politeama di Manerbio. Stavolta, la serata si intitolava “Raccontami”: la raccolta che Baruffi ha in mente e che sarà tratta dalle conversazioni familiari col suo bambino. L’evento ha visto l’appoggio dell’Associazione Vicus Minervium e dell’Oratorio S. Filippo Neri.              Come sempre, sulla scena si sono alternate la voce di Diego, cantante per passione, con quelle degli ospiti da lui intervistati. La giornalista e scrittrice Viviana Filippini ha introdotto il proprio libro “Brescia segreta” (2015, Historica Edizioni), in cu

Le rose della notte - II, 8

Le rose della notte Parte II: Il cielo in fiamme 8. La Kawasaki frenò davanti al cancello di una villetta, fuori dal centro. Qualche metro quadrato di verde immerso nella notte faceva da contorno a un edificio a due piani, con un portichetto. Diana scese dalla sella e aprì la serratura. Anche Margherita smontò e si tolse il casco, mentre l’altra accompagnava la moto al riparo. Poi, l’amica le fece strada sul vialetto.             Tacquero, mentre i loro piedi masticavano lentamente la ghiaia. Dalla casa, non arrivavano luci. Davanti all’ingresso, Diana riprese il mazzo di chiavi e ne scelse un’altra. Fece scattare la serratura. Il suo tlack! risaltò grottescamente, nel silenzio.             «Ma… i tuoi non ci sentiranno?» sussurrò Margherita, scrupolosa. «E sono d’accordo?» Fin dall’inizio, aveva saputo benissimo che la serata non sarebbe finita col suo ritorno in collegio, come Diana aveva invece dato a intendere agli amici. Ma quell’entrare di soppiatto, co

Confronto

Il morale si preoccupa delle conseguenze delle proprie azioni. Il moralista del proprio buon nome. Il morale dice: «È ingiusto». Il moralista: «È irrituale».  Il morale, di due mali, commette il minore. Il moralista li condanna entrambi e commette il maggiore. Il morale predica male, ma riesce a razzolare solo bene. Il moralista non sa predicar men che bene, ma non si preoccupa di come razzola. Il morale chiede scusa. Il moralista si offende per il fatto di dover chiedere scusa. Il morale si domanda quali siano le ragioni degli altri. Per il moralista, esistono solo le sue. Il morale si domanda se il proprio modo di agire abbia senso in una determinata situazione. Il moralista non ammette “relativismi”, ma vive seguendo le correnti. Il morale è lodato dagli altri. Il moralista si loda da solo. Il morale fatica a campare. Il moralista esce sempre pulito e trionfante da ogni situazione. Il morale è la persona che chiunque vorrebbe al proprio fianco, ma che pochi sa

Le rose della notte - II, 7

Parte II: Il cielo in fiamme 7. I “Pains of Odin” avevano riposto i travestimenti simil-longobardi e avevano sistemato gli strumenti nei bauli delle automobili. Il cielo era nero, ma nessuno di loro aveva voglia di rintanarsi nel sonno.  «Andiamo a bere qualcosa?» lanciò Giorgio. «Io no, grazie» declinò Diana, prendendo il casco. «Devo riportare Margherita in collegio». «Ah… andate a dormire ?» insinuò Michele, malizioso. «Certo. E faresti bene anche tu» rispose Margherita, con soave prontezza. «Il piffero l’hai già suonato abbastanza, per stasera».              Le due ragazze non rimasero a sentire lo scroscio di risate e complimenti alla sua arguzia. Diana salì a cavalcioni della Kawasaki, allacciandosi il casco. L’altra la imitò, stringendosi ai fianchi della centauressa. Qualche roco e sordo suono d’avviamento, e la moto partì.             Margherita non avrebbe conservato alcuna memoria dei pensieri sfreccianti nella sua mente, durante quella corsa. A