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Visualizzazione dei post da novembre, 2016

Le rose della notte - I, 8

Parte I: Sorelle 8. Il barista portò al tavolo la consueta bottiglia di vino rosato, nel secchiello pieno di ghiaccio. «Grazie, oste!» replicò Arianna I, spostando dalla traiettoria di lui un lembo del proprio manto porpora bordato d’oro.              L’ “oste” sorrise di rimando. Era facile affezionarsi agli Ordini goliardici. Bevevano molto, pagavano subito e aggiungevano una nota di folklore al locale. O, perlomeno, era facile affezionarsi a quelli che offrivano garanzie di relativa tranquillità – e integrità degli interni.             «Bene!» riprese la capo-ordine, col suo intercalare consueto. «Avete qualcosa che tenete a dire subito?» «Venendo qui, ho incontrato l’Erectus Ordo Liutprandi (*) » cominciò Kiko-san, spostandosi un ricciolo castano dagli occhi. «Non mi hanno visto e mi hanno ignorato. Ma erano tutti insieme e stavano sgattaiolando per viuzze».             «I soliti!» sbuffò Arianna I, mentre una smorfia pizzicava le sue guance tondeggianti.

Le rose della notte - I, 7

Parte I: Sorelle 7. Diana valicò la porta e subito la musica da discoteca anni ’80 la avvolse. Salutò Arnaldo al bancone e si tolse dalle spalle il giubbotto in pelle, decisamente eccessivo in quegli interni riscaldati. La maglietta scura col nome degli “Eluveitie” in bella vista le dava il fascino dell’estraneità, senza per questo farla sentire meno a proprio agio. Entrò nella saletta dove si teneva la festa.             «Ciao, Roberto! Ciao, Gemma! Ciao, Patrizia!»  Al suono di quella voce, si voltò anche la superba creatura in abito scarlatto con strascico e volant che si preparava a parlare al microfono. Stavolta, la sua parrucca era corvina e con un’alta acconciatura da gran dama. Il trucco era vistoso (palpebre viola glitterato, gran quantità di eyeliner, fard color terra e lucidalabbra rosa), ma impeccabile come quello di una maschera in maiolica. Ancheggiando sui tacchi, avanzò verso Diana e si fece dare sulle guance due bacetti non troppo calorosi, per no

Crescere attraverso l'inferno

Fuga dalla scuola media (1995), I passi dell’amore (2002), Elephant (2003). Tutti film ambientati in scuole americane. E, in tutti, il classico schema: le belle, i macho, gli sfigati, i fieri solitari e le vittime di bullismo. Superfluo dire che i bulli coincidono con gli idoli dell’istituto, caratterizzati da prestanza fisica, denaro per agghindarsi all’ultima moda, talento sportivo e successo sessuale. Perfette incarnazioni dei sogni targati anni ’80 - ‘90.             Schegge di follia (1989; regia di Michael Lehmann) non sembrerebbe molto diverso dagli altri, sotto questo punto di vista. Ma ha un penetrante humour nero che, nelle pellicole sopraccitate, non viene raggiunto.              Il titolo originale è Heathers, dal nome che portano tutte e tre le perfide reginette della scuola superiore: Heather Chandler (Kim Walker), Heather McNamara (Lisanne Falk) e Heather Duke (Shannen Doherty). A loro, cerca di aggregarsi Veronica (Winona Ryder); ma, palesemente, quella fra lei

Bisognerà imparare ad essere felice

"In seguito bisognerà imparare ad essere felice. Un tempo conoscevo la felicità per istinto o almeno, credevo di conoscerla. C'era sempre la primavera, nel mio cuore, una volta! Mi occorreva la gioia ed ero nato per essa. Sino all'estremo limite io riempivo la mia vita di piacere, come si colma sino all'orlo una coppa di vino. Adesso è da un punto di partenza del tutto nuovo che mi accosto alla vita, ed anche il concepire la felicità mi riesce, spesso, difficile. Mi ricordo, durante il mio primo semestre a Oxford, di aver letto nel Rinascimento di Walter Pater – un libro che ebbe sulla mia vita una così strana influenza! – che Dante pone nel profondo Inferno coloro che vivono spontaneamente nella tristezza. Andai subito in biblioteca e cercai quel passo della Divina Commedia, là dove è detto che al disotto della sinistra palude giacciono quelli che furono «tristi nella dolcezza dell'aria» ripetendo  Tristi fummo  Nell'aer dolce che dal sol s'allegr

Blue-shaming

Slut-shaming, body-shaming… Termini ormai piuttosto diffusi che indicano le gogne psicologiche riservate agli “inadeguati”, per costumi o aspetto fisico. Ricalcandola su questi, mi sono permessa di creare l’espressione blue-shaming : laddove blue è la parole inglese che indica lo stato di depressione. Di esempi di blue-shaming sono generosi soprattutto coloro che si considerano amici e che, magari, fanno anche mostra di interessarsi molto ai tuoi problemi. Altrimenti, come potrebbero prendersi la briga (e certo il gusto) di dare a tutti il consiglio giusto ?  Comunque, il blue-shaming si esprime tipicamente secondo questi luoghi comuni: Vuol attirare l’attenzione. Crede di essere l’unico ad avere problemi. È chiuso in se stesso, non gliene frega niente degli altri. Ma non vede quante opportunità ha? Ha le fette di salame sugli occhi. È immaturo. Non ha mai provato niente di grave in vita sua. Ecco perché frigna per niente. Non ha nulla, è tutta una scena. Si

Le rose della notte - I, 6

Parte I: Sorelle 6. Diana appoggiava il gomito sul bancone dell’Irish Pub “Il Broletto”. Un’altra delle sue mete favorite, nelle notti che rubava allo studio o al sonno. Del resto, lei non aveva mai troppo bisogno di dormire. E una memoria fotografica sostituiva le ore di applicazione sulle pagine.             Le piaceva particolarmente quell’atmosfera ovattata dai legni scuri e dai vetri colorati, illuminata da fiammelle artificiali – ma calde e fumose nella fantasia. Gli avventori potevano appartarsi in nicchie, o sostare accanto a un caminetto puramente ornamentale; sedere su divanetti o arrampicarsi su sgabelli, come aveva fatto lei. Qua e là, manifesti pubblicitari d’epoca ricordavano storiche marche di birra. Lei, quella sera, aveva ordinato una Franziskaner – giusto per variare.             Aveva le labbra immerse in quel liquido giallo dorato, quando colse un certo movimento all’ingresso. Un gruppo di ragazzi e ragazze si snocciolò nel locale, chiacchieran

Il consiglio agli editori: “L’amore e la cioccolata”, di Sandra Romanelli

"Amando, ti circondi di quell’umanità da surriscaldare, viene fuori un moto dell’anima che si spiega da sé, resistente al crollo dei valori, ossia un abbraccio, per ricominciare daccapo a esistere, da perfetti ingenui. Per esempio, in una ragazza di nome Milena, stava maturando una certezza, qual è quella di non significare una necessità per gli altri, da intensificare volontariamente.  Una necessità in realtà del tutto privata, tanto da suscitare forme d’autolesionismo. D’altronde se le cortesie non si ricevono di frequente allora sopravvaluti il soggetto che casualmente te le ricorda, e specie nella personale consumazione di una bevanda squisita, dolce, ma che scotta; girata e rigirata riflettendo su di un’esperienza passata, con la goffaggine a sminuire la persona che incorpori in primis, e successivamente le relazioni sociali. Milena aveva bisogno d’accorgersi del suo vuoto per aspirare di nuovo alla volontà di centrare delle illusioni e realizzarle, trasfe

Katia Marenda, un inizio in bellezza

A meno di non credere nella mitologia del “choosy”, è facile accorgersi che non corrono tempi buoni per i giovani che cercano il proprio posto nel mondo del lavoro. Ma questo non significa che si siano scoraggiati.              Il 23 ottobre 2016, si è tenuta l’inaugurazione dell’ “Estetique”, il centro estetico aperto a Manerbio da Katia Marenda, classe 1989. Una festa partecipata, con un ottimo buffet e una scelta di vini a opera del padre della ragazza, mentre la madre l’aiutava ad accogliere i numerosi partecipanti. Katia, manerbiese, ha studiato presso il liceo artistico “B. Munari” di Crema - Cremona, scegliendo Grafica come indirizzo. Ha poi optato per un’istruzione da estetista, tramite un corso serale al Centro Formativo Provinciale “G. Zanardelli” di Brescia, specializzandosi per poter essere titolare di un’attività in proprio. Ha però dovuto lavorare come dipendente presso diversi centri estetici di Brescia e dintorni, prima di coronare il suo sogno. Si è aperta uno

"Il Flauto Magico" per i più piccoli

Anche quest’anno, al teatro civico “M. Bortolozzi” di Manerbio, è cominciata la stagione dedicata ai bambini. Gli spettacoli sono a cura della compagnia “IL NODO Teatro” ed hanno avuto inizio il 16 ottobre 2016, con “Il Flauto Magico”. Diretti da Raffaello Malesci, sono andati in scena Mariangela Damiano, Claudio Giacoboni, Luca Miotto e Fabio Tosato.             “Il Flauto Magico” era tratto dall’omonima opera lirica di Wolfgang Amadeus Mozart (1791; libretto di Emanuel Schikaneder). Le musiche del compositore hanno accompagnato anche la versione per bambini.              In questa riscrittura, il principe Tamino si vede minacciato da un mostruoso ragno. Lo salva una delle dame al servizio di Astrifiammante, la Regina della Notte. La figlia di quest’ultima, Pamina, le è stata sottratta con la forza dal mago Sarastro, per allontanarla dall’influenza educativa dell’arrogante e crudele regina. Astrifiammante mostra a Tamino il ritratto della ragazza; invaghitosi a prima vista, il

Una dolce passione

L’apicoltura può essere un’attività praticata per passione. L’Italia, con la sua varietà di climi, si presta particolarmente bene alla produzione di svariati mieli artigianali, con aromi diversi a seconda della flora dei luoghi. Della provincia di Brescia sono caratteristici il miele d’acacia, di castagno, di tarassaco, di millefiori, di rododendro, di tiglio, di melata (secrezione vischiosa che si trova sulla vegetazione, in prossimità d’insetti che vivono di linfa). L’A.P.A.B (Associazione per l’Apicoltura Brescia) offre assistenza tecnica, presidi sanitari, una raccolta comune della cera, etichette, strumenti, materiali illustrativi e organizza anche corsi presso l’Istituto Tecnico Agrario Statale “G. Pastori” di Brescia. L’attuale presidente è Davide Frugoni; uno dei vicepresidenti è il manerbiese Angelo Zanolini. Questi ha cominciato a praticare apicoltura da autodidatta, grazie alle proprie letture. «In famiglia, abbiamo sempre avuto la passione per gli animali. Ma non possedeva

Cambi di prospettiva

Il 9 ottobre 2016, per i manerbiesi, era “la Seconda di ottobre”, la domenica dedicata alla Madonna del Rosario. In occasione di questa festività, il Fotoclub Manerbio ha voluto organizzare la propria mostra annuale. Essa è durata dall’8 al 10 ottobre 2016. Il luogo era la Sala Mostre del Palazzo Comunale. Con grande impegno, erano stati qui collocati pannelli appositi per l’esposizione delle fotografie. Il tema era libero; era stato permesso ai fotografi anche scegliere fra la tecnica a colori e quella in bianco e nero. È stato così possibile ammirare i paesaggi di mare croati e i tramonti sui laghi di Mantova e di Garda, a opera di Rodolfo Antonioli. Protagonisti erano i riflessi di luce sull’acqua, specialmente alla fine di una giornata di pesca (per uomini e cormorani). Ci si spostava in Sardegna con gli scatti di Damiano Putignano (presidente del Fotoclub): due immagini di anziani su un balcone contemplavano un paesello; una vecchietta ammantata di nero usciva di casa per una fes

Anime perdute

Quando Antonio, Norma ed Enrico si erano incontrati all’ombra delle torri, avevano un sottile bagaglio di esperienze in band musicali alle scuole superiori – e di miraggi lunari, nelle anime acerbe. I primi due erano coetanei e compagni di corso, appena immatricolati a Lettere. Enrico aveva un paio d’anni in più, un diploma da perito elettronico e un futuro da ingegnere. Erano uniti da un feticismo per gli Evanescence, Carl Orff e l’electro-medieval . Nella placidità accademica di Pavia, il loro poteva figurare come un singolare incontro d’anime. Ma quel capriccio di poesia non passò mai per la loro mente, ancorata alle sessioni d’esame, agli affitti e alle spese.             Enrico aveva conosciuto Antonio quando questi aveva tentato, sul cellulare, quel numero affisso alle bacheche dell’università. Il più vecchio aveva così accettato di dividere l’appartamento con lui. Fuori dall’orario di lezione, erano una coppia fissa e insolita: Antonio alto, ossuto, con lunghe dita da pia