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Visualizzazione dei post da ottobre, 2016

Le rose della notte I, 4

Parte I: Sorelle 4. Margherita appoggiò mollemente la schiena alla sedia. Seguì, per un attimo, le linee dell’uomo vitruviano riprodotto sul piano del tavolino, sotto le briciole di biscotto. Prese la tazzina e vuotò le ultime gocce di caffè.              Davanti a lei, Lobelia DeMona – al secolo, Chiara Fiorucci – la guardava attraverso gli occhiali, giocherellando con la propria sciarpetta. «Sarebbe bello un incontro fra il S.O.P.A. e la Goliardia perugina» commentò a mezza voce. «Ma non so quanto il mio vecchio Ordine sarebbe bendisposto… almeno, alcune Anziane».             «Ormai, puoi considerarti una clerica vagans a tutti gli effetti» celiò Margherita, con un’affascinante fossetta sulla guancia. «I clerici vagantes sono detti “goliardi” come noi, ma non c’entrano niente con gli Ordini… quelli sono novecenteschi» corresse Lobelia.             Le ciglia dell’altra velarono i suoi cristallini occhi castani: «Ah, ok… Il tuo è solo femminile, giusto?» «Es

“Il viaggio di ritorno”, di Andrea Tirelli (Del Poggio Ed.)

"Scrutare degli esseri umani cercando di raffigurare le improprie esperienze, con la determinazione nel compiere un atto volontario calibrando la parola a seconda di cosa si sente in giro e in contemporanea all’ambizione che fermenta in sé… ebbene per Marco le persone si diversificano, si complicano, anche trasparendo scherzosamente, ma ancora onestamente, perché in qualcosa bisogna credere, consci di un’entità innalzatasi non per disintegrare il bene terreno con della sorda autorevolezza, bensì mettendo in pratica una carità immensa.    In questo romanzo s’è in grado d’intuire luci sia sferzanti che tenere, quelle tipiche delle località meridionali, grazie a Marco appunto, che non smarrisce affatto il candore e la passionalità caratterizzanti un popolo orgoglioso delle sue radici, nonostante quest’uomo si sia reso forte con spiccata ragionevolezza nel corso della vita, essendo uno stimatissimo dottore che alla fine della giostra, in amore, non può fare a meno della su

Le rose della notte - I, 3

Parte I: Sorelle 3. Diana s’immerse nel vicolo che fiancheggiava la sede delle Poste pavesi. Quel budello era vergine d’ogni lume. Si lasciò cullare dal buio, dalla calma alcolica che le aveva donato la serata al “Sottovento”. In fondo, facevano capolino gli alberi di piazza Leonardo da Vinci.             Qualcosa le urtò una spalla.  «Scusa…»             Si riscosse. A parlarle, era stata una voce di soprano leggero. Mise a fuoco la scena. Nell’ombra, si disegnava una figura sottile, avvolta in un cappotto assottigliato intorno ai fianchi. Una testa piccola e tornita, fasciata da una matassa di capelli che s’indovinavano castano-rossicci, apriva verso di lei occhi umidi e perlati. Diana percorse l’immagine di quella ragazza fino ai piedi quasi cinesi, stretti negli stivaletti che li difendevano dalla stagione. Mani altrettanto minute, in guanti di lana, si levavano in un gesto di giustificazione.             «Nessun problema!» rassicurò Diana con franchez

Le rose della notte - I, 2

Parte I: Sorelle 2. Poco lontano dai soliloqui musicali di Diana, era aperto un altro bar, con un nome elegantemente scritto in corsivo sulla vetrina. Un locale attraente ma lillipuziano, come si usava a Pavia. A un tavolo, erano riunite figure di ben altro genere. Berretti universitari ripiegati su una spalla, manti porporini con cappuccio e – al collo – placche recanti il tracciato del Labirinto di S. Michele Maggiore, con l’acronimo “S.O.P.A.” Sei ragazze dai venti ai trent’anni, riunite attorno a una bottiglia di vino rosato, con calici limpidi davanti a loro – e nemmeno una goccia, sul tavolo di vetro.             «Mi scuso se devo fare lo Shylock della situazione, ma è ora di versare la quota mensile» esordì una di loro – folti ricci castani, profilo languido e una feluca verde sull’omero. Le altre frugarono nei propri borselli e ne ripescarono biglietti da dieci euro. «Kiko-san, c’è il resto?» s’informò un’altra – una brunetta magra e graziosa, con occhiali e sc

Buon compleanno, Roald Dahl!

Cent’anni fa, nacque lo scrittore Roald Dahl (Llandaff, Galles, 1916 - Oxford 1990). Di origini norvegesi, crebbe nel Regno Unito e trasfuse le proprie infelici esperienze d’infanzia nei suoi libri per bambini. Trasfigurate in senso comico-magico, esse sono diventate classici. Le sue fiabe, mai sdolcinate, mostrano l’intelligenza e il sogno prendersi la rivincita sulla prepotenza e la stupidità. Nella sua produzione, si ricordano - fra gli altri - “La fabbrica di cioccolato” (1964), “Furbo, il signor Volpe” (1970), “Il grande ascensore di cristallo” (1972), “Gli Sporcelli” (1980), “La magica medicina” (1981), “Il GGG” (1982), “Versi perversi” (1982), “Le streghe” (1983), “Matilde” (1988), “Agura trat” (1990).              Dato che le sue pagine hanno accompagnato bambini di diverse annate, la Biblioteca Civica di Manerbio ha pensato bene di radunarli intorno alla sua memoria. Il 13 settembre 2016, nel giorno in cui Dahl avrebbe compiuto cent’anni esatti, i piccoli manerbiesi sono

Dellino Farmer: rap a chilometro zero

Andrea Dellino è noto come Dellino Farmer, il nome che l’ha reso famoso quale cantautore. “Farmer” (in inglese, “contadino”) è il lascito di un gruppo da lui fondato, gli Italian Farmer, che non sale sui palchi dal 2012. Dellino ha proseguito da solista; nel 2012, è uscito il CD “Trènta piò”, inciso insieme a Piergiorgio Cinelli, fratello del famoso Charlie. Nonostante siano trascorsi quattro anni, il disco continua a essere comprato e ascoltato: un successo da non disprezzare, per due artisti di provincia e in un periodo di calo delle vendite.              Dellino ha trentatré anni ed è nativo di Manerbio. Lavora spesso a Sirmione, dove gli alberghi che circondano le terme organizzano servizi d’intrattenimento. L’idea del suo peculiare “rap en dialèt” gli venne circa dieci anni fa, durante un viaggio in Puglia. Là partecipò a festival musicali, dove notò l’ampia presenza di testi dialettali. Anche lui volle sperimentare; cominciò così a unire il vernacolo ai suoi generi preferiti

Streghe, libri e fabbriche di cioccolato

L’iniziativa della “Notte delle Fiabe”, curata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Manerbio, ha avuto una marcia in più: quella data dal centenario della nascita di Roald Dahl (Llandaff, 1916 - Oxford, 1990), intramontabile autore per l’infanzia. In suo onore, la Notte delle Fiabe del 17 settembre 2016 ha previsto diverse iniziative. In quattro locali manerbiesi, sono state tenute letture dalle sue opere: “La fabbrica di cioccolato” (1964), “Gli Sporcelli” (1980), “Il GGG” (1982), “Matilde” (1988). Un crocchio delle sue famose “Streghe” (1983), impersonate da figuranti, tenevano un congresso in via XX Settembre, intorno a un tavolino da tè. Ma, prima, hanno dato una mano a distribuire crostate e cioccolato per il compleanno simbolico del loro “padre”. La torta di compleanno La torta vera e propria era un monumento di “cake design” fatto soltanto per essere guardato; è stata portata dagli Alpini sotto il portico del municipio, per affiancare le altre opere di “cake design”

Un angolo di solidarietà

Da Manerbio, si sposta per fiere e sagre una piccola iniziativa di beneficenza. Si chiama, per l’appunto, “Bancarella della Solidarietà” ed è a cura di Mariangela Pellegrini. Con lei, talvolta, ci sono alcuni collaboratori. La sua speciale bancarella vende giocattoli, vestiti e accessori, provenienti da donatori; c’è spazio sia per le novità che per il vintage. Il ricavato viene inviato, ogni volta, a una diversa associazione che si occupa di ricerca medica.              Mariangela è ormai una vecchia conoscenza sia dei manerbiesi che dei paesi vicini. La sua iniziativa, per esempio, è già stata ospitata alla Festa della Musica 2015 e al mercatino natalizio di San Gervasio, nello stesso anno. Il 25 settembre 2016, è stata la volta di Bassano Bresciano e della sua sagra di San Michele. Al fianco di Mariangela, stavolta, c’era il signor Bruno.             Destinataria dei fondi ricavati, stavolta, era l’ANT (Assistenza Nazionale Tumori). Questa fondazione è nata a Bologna

Nevrosi

“La fine del fascismo segna la fine di un’epoca e di un universo. È finito il mondo contadino e popolare. Era dalle parti più miserabili di questo che il fascismo raccoglieva le sue bande di sicari innocenti e virili. Sono anche finiti i ceti medi la cui cultura borghese era ancora fondata su una cultura popolare (simile a quella dei sicari): contadina, pastorale, marinara, povera. Differenziata (da regione a regione, da città a città, da centro a periferia). Eccentrica, particolaristica. Quindi reale . Il nuovo potere […] si era appoggiato nel dopoguerra a queste forme culturali reali , ma elettoralmente sanfediste. Aveva fatto cioè la stessa cosa che aveva fatto il fascismo. Ma poi lentamente, a propria insaputa, tale potere aveva cambiato radicalmente natura. La Chiesa, che aveva riassunto in sé tutti i caratteri comuni di quelle varie culture popolari particolaristiche e reali (elettoralmente reazionarie), era servita dunque al potere in modo definitivo. Di colpo, ora la Chiesa

Sii uno di noi

People are strange when you're a stranger,/Faces look ugly when you're alone… (The Doors). Quando si è estranei, tutto è strano. Si vedono pericoli in ogni ombra, ma - soprattutto - non si vede il vero volto delle persone. Quello che dovremmo temere.  In questo senso, Michael (Jason Patric) e Sam Emerson (Corey Haim) sono Ragazzi perduti   (1987; regia di Joel Schumacher). Il titolo originale è The Lost Boys, espressione con cui il buon J. M. Barrie indicava i compagni di Peter Pan. I bambini che si trovano sull’Isola-che-non-c’è non possono crescere - e avrebbero bisogno di una madre. Quella di Michael e Sam - Lucy (Dianne Wiest) è dolce e protettiva; ma ha appena divorziato dal marito e fa fatica a occuparsi dei figli, per quanto ci provi. Per questo, si trasferisce a casa dell’eccentrico nonno (Barnard Hughes), a Santa Carla. Apparentemente, è una vacanziera cittadina californiana, con tutto quel che serve per godersi i consumistici anni ’80. Ma ha un doppio volto che

Comincia un nuovo feuilleton: "Le rose della notte"

Inizia oggi la pubblicazione di un nuovo feuilleton on line: Le rose della notte . Si volta pagina, rispetto a La vergine di ferro   e La nipote del diavolo . L'ambientazione rimane Pavia, ma, stavolta, si tratta di una storia d'amore in ambiente universitario. E potete credere che non vi saranno né zucchero, né banalità. Buona lettura! Le rose della notte Parte I: Sorelle 1. Gli anfibi di Diana consumarono lentamente i pochi passi di via Siro Comi che la separavano dall’ingresso del “Sottovento”. La notte di novembre scivolava fra i lembi del suo giubbotto in finto cuoio, pungendole il seno florido e gli addominali che sapevano di esercizio fisico. La catena appesa alla cintura dei suoi jeans le batteva la coscia, al ritmo del cammino.             Il “Sottovento” era il nido caldo della Pavia notturna – perlomeno, quella fatta di studenti, poeti estranei al grande mercato editoriale, volti “di casa” e sfaccendati casuali. Diana Romeo era un po’ di tutt