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Visualizzazione dei post da luglio, 2016

La nipote del diavolo - III, 4

Parte III: Colloqui 4. Michele Ario stringeva convulsamente il bordo del davanzale, alla finestra del proprio studio di psicologo. Non guardava veramente attraverso il vetro. Voleva solo evitare che il dottor Sacchi leggesse il suo volto. Quel viso bruno, dagli occhi simili a carboni e con sopracciglia robuste, era contratto in un dolore di viscere strappate.             «Scusa, Matteo…» mormorò. La sua voce mesmerica era stranamente rotta dal pianto. «Il fatto è che… oggi è proprio… l’anniversario della tragedia ». «Non preoccuparti, Michele… ti capisco…» conciliò l’altro. Anche le sue parole tremavano, però. Ario deglutì. «Mia cognata Virginia era sempre stata portata all’ansia, al male di vivere… Veniva regolarmente a colloquio da me… Ma, periodicamente, ricadeva nelle sue crisi…» Soffocò un singhiozzo. «Una sera… esattamente diciannove anni fa… si recò sul Ponte Coperto e…» Il silenzio che seguì fece intuire la conclusione. «Mio fratello… la raggiunse

La nipote del diavolo - III, 3

Parte III: Colloqui 3. Raniero e Isabella, finalmente, camminavano mano nella mano, bagnandosi nel sole sul Lungoticino. L’acqua scorreva come argento incandescente; si posava, su di essa, la sagoma bianca e pittoresca dell’ “Imbarcadero Bar”, il battello trasformato in locale.              Gli innumerevoli braccialetti della ragazza tintinnavano, in una sinfonia ingenua. Il suo vaporoso abito bianco le carezzava le gambe e lei aveva voglia di ridere – così, in un eccesso di vita. La mano ossuta di Raniero accompagnava la sua, con una stretta costante e morbida. I loro passi si sincronizzavano spontaneamente, secondo il proprio interno metro. Isabella aveva dimenticato Amedeo e le sere passate a fissare la finestra di lui, ritagliata nell’edificio di fronte. Aveva persino dimenticato la Lotus, il dottor Ario e la scoperta del suo tentato delitto. Almeno, in quel momento così le pareva. Guardava verso l’altra, verdeggiante riva del Ticino e i germani reali che soll

Concerto d'estate

Se la montagna non va a  Maometto, Maometto va alla montagna. Il Civico Corpo Bandistico “S. Cecilia” ha fatto il primo passo, per incontrare un pubblico più largo degli affezionati. E questo primo passo è consistito nei concerti all’aperto: l’estate ha offerto serate fresche e parchi dove le famiglie potevano lasciar scorrazzare i bambini, mentre le note accompagnavano l’arrivo della notte.             L’8 luglio 2016, un Concerto d’Estate si è tenuto al Parco Rampini. Il nuovo direttore, Giulio Piccinelli, ha presentato in apertura una marcia dal titolo “Arriva la banda”, che lui ha corretto in “Viva la banda”, con un significativo lapsus. Subito dopo, è arrivato un brano originariamente per orchestra: “An Outdoor Overture” (“Un’ouverture all’aperto”) di Aaron Copland (1938). Piccinelli ha precisato che il programma prevedeva, almeno in parte, la ripetizione di pezzi già eseguiti durante il concerto di fine aprile. Poi, ha presentato un brano “più estivo e frizzante”: “Welcome”

Anche a Manerbio è arrivato il WWKiP

Sferruzzare è il tipico lavoro-passatempo della solitudine domestica. Si può coltivare questa passione senza mai venire a sapere che abbiamo intorno a noi altri che la condividono. Per questo, nel 2005, Danielle Landes pensò bene di invitare gli amanti di uncinetto, telaio e ferri da calza a riunirsi in piazza, in tutto il mondo. Così nacque il World Wide Knit in Public Day (WWKiP), la Giornata Mondiale del Lavoro a Maglia in Pubblico. In principio, quest’iniziativa - sempre a opera di volontari - si teneva dal secondo sabato alla terza domenica di giugno. Nel 2015, la data è stata fissata al 13 giugno.  A Manerbio, invece, la prima edizione del WWKiP ha avuto luogo il 18 giugno 2016. L’organizzazione è stata assunta da Gloria Colucci, pioniera della merceria e titolare della bottega creativa OHLALA!, in via XX Settembre. Gli sferruzzatori sono stati accolti dai tavoli esterni della caffetteria Lady. La maggior parte di loro erano tradizionali signore; ma non mancavano giovanotti

I margini di Stefano Santi

“Ai margini dell’urbano, ai limiti del figurativo”. Così recitava il sottotitolo della mostra “ Boundaries ”, che, in inglese, significa “confini”. L’esposizione ha raccolto le tele di Stefano Santi (Acquafredda, 1965): architetto e pittore. La sede era la Sala Mostre (o “Sala Caminada”) di Palazzo Luzzago; l’evento era presentato dal Comune di Manerbio. Le opere sono state visibili al pubblico il 18 e il 19 giugno 2016. L’introduzione è spettata al prof. Massimo Rossi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia. Sue erano queste eloquenti righe in locandina: «Con Stefano Santi vi è una facile tentazione di realismo. Dopo pochi attimi, tuttavia, ci si accorge di quanto la questione sfugga al semplice sguardo per divenire, quindi, memoria, impressione, struggimento, interrogazione. Un viadotto non è più una banale infrastruttura e una corsia autostradale sgrana, veloce, in un metaforico orizzonte in fuga».              I soggetti preferiti di Santi, infatti, sono i margini

Non ci sono più le mezze stagioni

Nell’estate meno estate che si possa immaginare, un concerto non può che intitolarsi “Non ci sono più le mezze stagioni”. Così, infatti, è stata chiamata l’esecuzione manerbiese delle “Quattro Stagioni”, i primi concerti grossi per violino di Antonio Vivaldi (Venezia 1678 - Vienna 1741), compresi ne “Il Cimento dell’Armonia e dell’Inventione”. Gli spartiti uscirono nel 1725, per i tipi di Michel-Charles Le Cène, ad Amsterdam; Vivaldi, però, disse di averli composti prima di quell’anno. Sono uno dei primi esempi di “musica a programma”, ovvero a tema: un esempio di quel gusto barocco per l’ingegnosità, la novità, l’abilità esecutiva. In questo caso, la bravura del compositore sta nel saper usare i suoni per riprodurre le atmosfere di ciascuna stagione, coi rumori, ma anche i colori, i profumi e le temperature.              A Manerbio, le “Quattro Stagioni” sono state proposte al Teatro Civico “M. Bortolozzi”, il 19 giugno 2016. La locandina prevedeva una collocazione all’aperto, ne

Sere d'estate all'oratorio

L’edificio principale dell’oratorio “S. Filippo Neri” di Manerbio è stato abbattuto, ma questa non pare una giustificazione per cessare le attività. Anzi, la necessità di raccogliere fondi le rende anche più preziose. Così, il 2016 è stato salutato da una grande “Festa dell’Oratorio”, tenutasi dall’1 al 3 luglio e dall’8 al 10 dello stesso mese.              Sul palco all’aperto, si sono esibite “cover band” come Rumori Molesti (1 luglio) e i Bubble Gun (8 luglio), o rockabilly come i Whole Lotta Shakers (3 luglio). I gruppi hanno lasciato il posto al karaoke il 10 luglio, quando il “Grest In-Canto” ha chiamato al microfono i “grestini” e i loro genitori, per guadagnar punti alle proprie squadre grazie all’ugola. Nella stessa serata, si erano esibite anche due ragazze in cover dal vivo: Silvia Ragozzino (voce e chitarra) e Adele Piovani (pianoforte).             Il 3 luglio 2016, la Festa dell’Oratorio ha visto le premiazioni dell’Ironman, una notissima gara di triathlon compre

La nipote del diavolo - III, 2

Parte III: Colloqui 2. Mentre si avviava, come faceva da anni, verso la casa di Irene Serra, Amedeo notò qualcosa di simile a nubi bianco-rosate salire dal suo giardinetto. Ciliegi carichi di fiori. Il giovane sorrise fra sé, al pensiero di quell’austera maestra di spada così innamorata delle grazie naturali.  Lui aveva decisamente altri pensieri, in quel periodo. Dopo la laurea in Medicina, aveva cominciato a esercitare la professione di ostetrico e la sua mansione di responsabilità – unita alla giovane età – lo rendeva spesso nervoso. Nilde, invece, era reduce dalla laurea magistrale in Lettere antiche.             Suonò il campanello e gli rispose, regolarmente, la voce della sua fidanzata. Ma la figura che gli venne incontro nell’ombra serale, lungo il vialetto, lo rese stupefatto. Era lei, certo. Tuttavia, la sua figura flessuosa e dagli abiti scuri irradiava un atteggiamento che non le aveva mai visto. Una serenità e una chiarezza di sguardo che parevano p

Mindfulzen

Un termine inglese si fa sempre più strada nel campo delle neuroscienze e delle psicoterapie: Mindfulness . È un termine difficile da tradurre e che, a propria volta, traduce un vocabolo in lingua pali: sati . Può essere reso come “consapevolezza”. Il sito del CISM  (Centro Italiano Studi Mindfulness) la definisce come “uno stato mentale, «una modalità dell' essere, non orientata a scopi, il cui focus è il permettere al presente di essere com'è e di permettere a noi di essere, semplicemente, in questo presente» (Teasdale), che può essere coltivato e stabilizzato attraverso particolari tecniche. È  uno stato mentale non concettuale, non ‐ discorsivo, non ‐ linguistico, e che soprattutto ‘apre’ a degli insight che portano alla comprensione profonda del funzionamento della mente stessa.”             Questo campo di studi fu aperto dal biologo molecolare Jon Kabat-Zinn . Verso la metà degli anni ’60, cominciò a praticare yoga e meditazione come percorso personale. L’unione fr

La nipote del diavolo - III, 1

Parte III: Colloqui 1. Michele Ario attraversò l’arcata profonda e biancheggiante dell’ingresso e il cimitero di Pavia si aprì a lui. Camminò a fianco dei portici che ombreggiavano i loculi, disegnando un percorso invisibile e noto fra i vasti cortili. Giunse infine a una tomba di famiglia, con il cognome ben in vista sul frontone: “ARIO”.              Angeli femminei, dalle vesti fidiache, tendevano ai visitatori le mani ormai erose. Lui distolse lo sguardo da loro ed estrasse una chiave dalla tasca. Aprì il cancelletto del cenotafio. All’interno, gettò un’occhiata alle pareti punteggiate da loculi – ciascuno con scheletri di fiori e lumini estinti. Solo quattro lapidi sembravano aver ricevuto qualche cura: quelle dei genitori di lui, gli anziani coniugi Ario; quella del fratello Leonardo; e quella di Virginia Lupi in Ario, la moglie di quest’ultimo.             Michele si soffermò sull’ovale incorniciato della fotografia. Luminosi occhi azzurri, incarnato d’al

La nipote del diavolo - II, 9

Parte II: La Regina di Spade 9. Dopo che il curioso metodo di Irene aveva fatto toccare con mano a Nilde cosa fosse “la vigilanza costante”, venne la volta dei primi esercizi tecnici. Per questi, le due si servivano di bastoni. La katana donata da Michele Ario alla nipote riposava ancora nel fodero.             La pratica dei lavori domestici aveva fruttato a Nilde un netto miglioramento della sua manualità. Quella parte della propria istruzione, poi, non le spiaceva affatto. Quando tornava dalle lezioni, buttava la cartelletta degli appunti sul letto e riprendeva il bastone di propria iniziativa, per riprovare le mosse che aveva appreso il giorno prima.             Tuttavia, Irene non si mostrava soddisfatta. «Non ci siamo!» esordì una sera. «Continui a pensare a tuo zio… e a cosa farai, alla fine di tutto questo». Nilde sussultò. La maestra aveva colto nel segno. Gli occhi di quella trentenne piccola e ferrea, affusolati come oscuri ornamenti, fissarono le pu