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Visualizzazione dei post da marzo, 2016

Il viaggio di san Brandano

Le voyage de Saint Brendan (“Il viaggio di San Brandano”) è un poemetto anglonormanno, databile all’inizio del XII secolo. È il volgarizzamento della Navigatio sancti Brendani (VIII sec. circa). Il poeta Benedeit, nel riadattare quell’opera nata in ambiente monastico, pensa al palato di una corte. Insiste sul lusso favoloso dei luoghi e sulle avventure, riducendo leggermente gli aspetti devozionali. Ma, anche in questo modo, il poemetto resta un documento del modo in cui si cristianizzò l’Irlanda.             Il genere a cui esso si richiama, infatti, è quello degli immrama ( = navigazioni), narrazioni tipiche della letteratura celtica che ruotavano attorno a un viaggio per mare, solitamente alla ricerca dell’Altro Mondo. L’abate Brandano, per l’appunto, si dirige verso il Paradiso Terrestre. Né la sua avventura è senza rimandi storici. Una pratica tipica dei primi monaci irlandesi era l’ ailithre o peregrinatio (pro Dei amore): s’imbarcavano su navi prive di remi o timone, con poc

La nipote del diavolo - I, 6

Parte I: Fili pendenti 6. Le note di Bring Me to Life degli Evanescence eruppero dal cellulare di Isabella. Lei abbandonò il disegno – una vignettistica Venere che emergeva dalle acque – e rispose: «Pronto?»             «Ciao, Isabella… Ti disturbo?» La voce di Raniero.  «N… no» esalò la ragazza. Qualcosa si strozzava, nella sua gola. «Ti ringrazio, ma… non serve che ti preoccupi tanto per me» evase. «Sto bene. Non vengo più ai corsi di mnemotecnica perché… non ho più tempo, te l’ho detto. E basta! » Dall’altra parte del telefonino, si levò un silenzio greve. Poi, lui si lanciò – come disperato. «Isabella… questo non c’entra niente! Non ti chiamo per farti tornare alla Lotus… Io ho bisogno davvero di sentirti! » Ancora silenzio. Stavolta, da parte della ragazza. Un rossore piccante andava intridendole le guance. «Raniero… cioè…» La figura secca, pallida e biondiccia di lui le balenò alla mente. Ma, per la prima volta, soffusa di un’arcana tenerezza

Per troppo esistere

Il peso della notte è in ogni ninnolo sgraziato ammucchiato per angoscia di tempo In ogni scatola affogata Nelle chiavi chiuse a chiudere stracci di puerizia La notte è in ogni singulto strappato alle pareti Nuda di braccia Greve per troppo esistere Compresa nell’antologia Soglie II, a cura di Ivan Pozzoni, Villasanta (MB) 2016, Limina Mentis, p. 65.

Impressioni

Sotto un cielo dilavato dall’estate Un barlume di frescura Fruscii di stelle fra soffi di pioggia Gocce fugaci fra i lembi del luglio abbacinato Favole ventilate in un sussurro da nuvole fatue Compresa nell’antologia Soglie II, a cura di Ivan Pozzoni, Villasanta (MB) 2016, Limina Mentis, p. 64.

Vincenzo Calò parla di Roberta Calce

Roberta Calce – Sottosopra ( La Caravella Editrice ) Ecco una poetessa solidale, che riesce a spuntare a sorpresa per rigenerare dei sentimenti, conoscendo i propri limiti per riderci sopra, a tal punto da poter considerarla inimitabile, vera.  A fronte delle condanne che il genere umano sollecita da sé, dovendo piuttosto stare a stretto contatto per vivere amorevolmente. Il desiderio di ridare il giusto significato a tutto ciò che si vede, assistendo da perfetti innocenti, daccapo, al film della propria esistenza, batte dentro Roberta Calce; una donna che ha la fortuna, subito l’inganno morale, di ricevere del sano conforto, svincolandosi dalle riflessioni quotidiane che di contro scaturiscono da una sorta di autorevolezza irrispettosa, che in fondo chiunque non è in grado di determinare. Come nella più fitta vegetazione, Roberta si muove eternamente ispirata, seguendo la retta via riconoscibile da un riferimento in carne e ossa, purché lei mantenga fede liberamen

Una buona causa

“Si udì uno schianto dirompente nell’avanguardia mentre i ghiacciai che si trovavano alla testa del gruppo cozzavano contro una foresta. Gli uccellini scapparono via in preda al panico. La neve e le schegge piovvero giù tutto attorno a Nijel mentre lui galoppava nell’aria di fianco al gigante.              Si schiarì la voce.                                 - Ehm - disse - scusa tanto! Di fronte alla ribollente risacca di terra, neve e tronchi abbattuti una mandria di caribù stava scappando in preda ad un cieco terrore, sollevando gli zoccoli posteriori a quasi un metro dal caos più completo.             Nijel provò ancora.  - Ehi! - gridò. La testa del gigante si volse verso di lui. - Cosa fuoi? - disse. - Fattene, persona calta.  - Scusa, ma è davvero necessario tutto questo? Il gigante lo fissò con gelido stupore. Si voltò lentamente per guardare tutto il resto della mandria, che sembrava espandersi fino ad arrivare al Centro. Guardò poi nuovamente Nijel. - C

Crescere

“Quel mattino, Pryderi era inquieto. Per un attimo solo - quando vide sua madre avvicinarsi alla tavola pronta, il braccio di Manawyddan che le cingeva le spalle - il suo umore si illuminò della vecchia, affettuosa malizia. Ma poi tornò a farsi greve come il corpo di una donna incinta prossima a partorire. […] Kigva e Manawyddan lo guardavano, con meraviglia e preoccupazione. Rhiannon l’osservò per un poco, poi parlò.              «Figlio, è un volto nuovo, quello che mostri ora, e io preferivo l’altro.» Pryderi rovesciò la testa all’indietro e la guardò con aria di sfida.              «Neanche a me piace. E presto dovrò fare qualcosa che piacerà ancor meno a tutti e due. Perché quel Caswallon figlio di Beli che ora si fa chiamare Sommo Re, presto saprà che sono tornato a casa, se già non lo ha sentito raccontare, e se io non andrò a rendergli omaggio, diventerà sospettoso e verrà forse a esigerlo.»             Tacque e lanciò un’occhiata a sua madre, come se fosse tutta co

Il segreto

“Il segreto della magia infatti è che si tratta di una scienza che richiede un controllo e una concentrazione mentale straordinari, proprio come i complessi congegni metallici con cui gli uomini di oggi forgiano i loro miracoli richiedono studi e progetti e prove straordinarie. Ed è per questo che la magia ora è negata è screditata da quanti, mancando della vigoria mentale necessaria a realizzare o immaginare il procedimento, la considerano alla stregua di fiabe o fantasie infantili; e goffamente sostituiscono telefoni e apparecchi radio al pensiero onnisciente…”  EVANGELINE WALTON (1964) Da: I Mabinogion, Milano 2004, TEADUE, pp. 525-526. Traduzione di Barbara Besi Ellena.

Pentita toglie le slot, lo Stato la «multa»

“ORZINUOVI (gnv) Toglie le macchinette dal suo locale per «coscienza», lo Stato la «multa» per il mancato introito. È successo ad una barista orceana: Teresa Morandi , che tutti chiamano Terry.             Da dieci anni Terry lavora ad Orzinuovi, dove nel suo bar aveva deciso di portare le slot machine che già si trovavano nel suo vecchio locale di Orzivecchi. Ma ecco cosa l’ha portata alla decisione di sbarazzarsene: «Mi è successo dopo aver conosciuto una persona molto anziana, avrà avuto più di 70 anni: entra nel bar, era vestito da muratore e mi chiede se poteva giocare con le macchinette del locale, aggiungendo “ma pagano?” Io ho risposto che, ovviamente, la cosa non dipendeva da me e dopo aver giocato, e perso 200 euro, si è messo al bancone sfogandosi con me - ha spiegato Terry - mi ha detto che pur essendo in pensione lavorava ancora e che quei 200 euro giocati erano gli unici che aveva a disposizione, il resto l’aveva già speso per giocare ed eravamo solamente ai primi gi

La nipote del diavolo - I, 5

Parte I: Fili pendenti 5. Amedeo si accostò al portoncino di quella palazzina liberty, in via Mazzini, a Pavia. Allungò un dito e premette un campanello, in quella fila di pulsanti d’ottone. Al citofono, gli rispose una voce di donna: «Chi è?»             Lui deglutì. «Sono il fidanzato di Nilde» rispose poi, con la voce leggermente rauca. Uno scatto segnalò l’apertura dell’ingresso. Mentre entrava nel piccolo chiostro e cercava le scale, memorie confuse – tattili – si affollarono dietro la sua fronte. Memorie di lui, bendato, che braccia robuste spingevano lungo quegli stessi percorsi – un portoncino, un cortile, una rampa di scale.             Era stato un sollievo sentir la voce della donna delle pulizie, anziché quella del dottor Ario. Il responsabile dei suoi incubi.             Ho ottenuto la tua liberazione, accettando di tornare a vivere con mio zio… Nilde era sfuggita alla sepoltura in vita anche grazie a un atto azzardato di Amedeo: forzare la camera

Vincenzo Calò intervista Giuseppe Di Summa

Giuseppe Di Summa…  “Ho compiuto da poco 43 anni, vivo in Puglia da sempre, anche se ho conosciuto, grazie al mio amore per il turismo e lo sport, diverse zone d’Italia, e la mia città preferita rimane Roma. Da bambino dovevo scegliere se suonare il piano oppure fare sport, all’età di otto anni decido di giocare a Minibasket, e da quel momento inizia un bellissimo legame con lo sport. Ho fatto atletica, tennis, calcio, pallacanestro, quest’ultimo sport è quello che mi porta anche alle qualifiche, iniziate dal 1998, di dirigente, istruttore, atleta, scoprendo una relazione tra lo sport e il web, seppure “limitando” il mio intervento, soprattutto di tecnico, all’ambito di mio interesse, cioè in presenza di amatori e bambini. Puoi leggere sul web quanto secondo me costi fare lezione in palestra con i bambini; un grazie va ai centri brindisini di Francavilla Fontana, Oria e Torre S. Susanna, che mi hanno ospitato, come a Ceglie Messapica, San Vito dei Normanni, Latiano…