Passa ai contenuti principali

La vergine di ferro - III, 10 (Ultima puntata)

Parte III: Il filo di Arianna



10.

Amedeo rialzò la testa di scatto. Un passo ben conosciuto si stava avvicinando alla porta della biblioteca in cui era recluso.
Infatti, l’uscio si spalancò e – in un sussulto di gioia che gli fece quasi perdere i sensi – riconobbe la sua Nilde. Aveva un cipiglio cupo e trionfante.
«Sparisci!» intimò a Raniero, il carceriere improvvisato. «Ordine di mio zio».
Il giovanotto non se lo fece ripetere due volte.
La ragazza si lanciò verso Amedeo, che si era alzato dal sedile di velluto, e lo strinse prepotentemente fra le braccia. «Ti trovo bene, amore» disse lei, con voce soffocata nel suo collo. S’incontrarono con labbra secche e convulse.
«Com’è andata? Che fine dobbiamo fare?» mormorò lui, sull’orlo del pianto. «Siamo liberi!» disse lei, concitata e soffocata.
«Come hai fatto, Nilde?»
Lei si rabbuiò: «Nel modo più banale e scontato che avremmo potuto immaginare. Ho ottenuto la tua liberazione, accettando di tornare a vivere con mio zio… e di seguire gli insegnamenti del maestro che mi inizierà all’arte della spada giapponese».
Amedeo si irrigidì. «L’hai… perdonato?»
Nilde scosse la testa. «Io e mio zio non ci perdoniamo mai. È il segreto del nostro vivere insieme».
«Ma… perché ha cercato di ucciderti? O di seppellirti viva?»
La ragazza s’incupì ulteriormente: «Disobbedienza e insubordinazione. La fissazione dei megalomani e finti guru come lui».
Amedeo non si distese: «Mi dovrai qualche spiegazione in più… se intendi diventare la mia ragazza». Gli sfuggì un sorriso. Nilde non batté ciglio: «Il fatto è proprio che io, per ora, sono solo la tua ragazza. Non ho una vera famiglia, tranne mio zio… a meno che tu non stia pensando a un matrimonio precoce». Il giovane parve accusare il colpo.
            «Comunque, nonostante tutto, vedrai che il mio vecchio non si opporrà a noi due. Ti ha sequestrato per farti tastare il suo polso e farti capire che non gli piacciono i bastoni fra le ruote… ma, in fondo, sarà contento che tu abbia salvato tutto quel che resta della sua famiglia. Se lo conosco bene, ti stima persino». 
Amedeo si accigliò: «Tu pensi che lui ti voglia bene?»
«Più che altro, è molto interessato alle mie capacità… modestamente» chiosò lei. «Magari, però, in qualche angolo della sua mente malata… potrebbe esserci anche della vera affezione. Così fatto è questo guazzabuglio del cuore umano».
Il ragazzo rimase pensoso, per qualche attimo. Poi, prese la mano che Nilde gli tendeva e si lasciò guidare per corridoi che non riconosceva più.

Fine


Pubblicato su Uqbar Love, N. 169 (4 febbraio 2016), p. 33. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italiana: i