Passa ai contenuti principali

Note di Natale

Nel 2015, il tradizionale concerto natalizio di Manerbio ha avuto qualche sapore in più. La parrocchia “S. Lorenzo Martire” ha voluto dedicarlo al trecentesimo compleanno della pieve e al Giubileo Straordinario della Misericordia. 

            Il 13 dicembre 2015, si sono ritrovati nella chiesa parrocchiale due cori: la Schola Cantorum “Santa Cecilia”, diretta da Virginio Mariotti, e il “Gaudium Cantandi”, diretto da Paolo Filippini. Le voci soliste erano quelle del soprano Maria Chiara Gritta e del tenore Nicola Bonini. La parte strumentale era affidata al violoncello di Daniela Savoldi, alla tromba di Fabio Carioni, all’oboe di Roberto Rossi e all’organo del suddetto Mariotti. Proprio a questo quartetto è spettato aprire “ex abrupto” la serata, con il “Trumpet Tune” di Jeremiah Clarke (1674-1707). Solo in seguito è intervenuta la presentazione di Bonini, per introdurre gli ascoltatori al programma. Esso era diviso in due parti: “La Chiesa: corpo mistico di Cristo” e “Il Santo Natale: il Verbo si fa carne”.
            La prima comprendeva il “Requiem” di Giacomo Puccini (1858-1924) e il “Cristo risusciti” di Andrea Tambalotti (1903-1973): brani alquanto strani, per essere natalizi, ma con una spiegazione dottrinale possibile. Il Natale è la festa dell’Incarnazione, alla quale i cristiani collegano la condizione dell’uomo come destinato alla resurrezione. Ed ecco il Corpo di Cristo cantato come “pane degli angeli”, nell’ “Ecce panis angelorum” (per l’appunto) di Lorenzo Perosi (1872-1956). Dello stesso compositore era “O bella mia speranza”. Sempre d’argomento eucaristico erano “Anima Christi” di Marco Frisina (1954), successione di litanie invocanti l’ostia consacrata, e “O sacrum convivium” di Luigi Molfino (1916-2012). Dedicato al compleanno della pieve, invece, era “Locus iste” di Anton Bruckner (1824-1896): appunto, “questo luogo” in cui si rivelerebbe la presenza divina. Di Tranquillo Guarneri (1871-1937) era “Ecce venio ad te”, omaggio alle  vocazioni. Non poteva mancare un canto alla “Vierge Marie” (Francis Lopez, 1916-1995), coprotagonista del Natale per ovvi motivi. Un invito festoso a celebrare in musica era “Psallite!” di Valentino Miserachs Grau (1943).
            La seconda parte è stata inaugurata da un brano profano, ma per sempre stampato nell’immaginario italiano come “8x1000 alla Chiesa cattolica”: “Gabriel’s Oboe” di Ennio Morricone (1928). Una piccola delizia del XIV secolo era la lauda “Puer natus”. Un canto tradizionale francese armonizzato da Giorgio Golin era poi “Gli angeli nelle campagne”. Di Bepi De Marzi (1935) era “Pastori”, mentre un’altra lauda – del XVI secolo, stavolta – era “Oggi è nato un bel bambino (armonizzazione di Marco Ruggeri). Sempre armonizzata da Ruggeri era la composizione di Settimio Zimarino (1885-1950): “Alla fredda tua capanna”. Del repertorio tradizionale natalizio era “Gioia nel mondo – Joy to the World” (arm. Marco Frisina), eseguito nelle due versioni: italiana e inglese. La serata si è conclusa con “Splende la gloria” di Heinrich Schütz (1585-1672), “Tollite hostias” di Camille Saint-Saëns (1872-1956) e “Cantique de Noël” di Adolphe-Charles Adam (1803-1856).
            Il parroco don Tino Clementi ha colto l’occasione per ricordare ai fedeli che è in corso la restaurazione dell’organo ottocentesco della pieve. I fedeli hanno risposto con munificenza insolita, nel cestino destinato alle offerte della serata. Di musica non ce n’è mai abbastanza.

 Pubblicato su Paese Mio Manerbio, N. 104 (gennaio 2016), p. 14.

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

"Gomorra": dal libro al film

All’inizio, il buio. Poi, lentamente, sbocciano velenosi fiori di luce: lividi, violenti. Lampade abbronzanti che delineano una figura maschile, immobile espressione di forza.   Così comincia il film Gomorra, di Matteo Garrone (2008), tratto dal celeberrimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. L’opera del giornalista prendeva avvio in un porto: un container si apriva per errore, centinaia di corpi ne cadevano. Il rimpatrio clandestino dei defunti cinesi era l’emblema del porto di Napoli come “ombelico del mondo”, dal quale simili traffici partono ed al quale approdano, da ogni angolo del pianeta. Il film di Garrone si apre, invece, in un centro benessere, dove regna un clima di soddisfazione e virile narcisismo. Proprio qui esplode la violenza: tre spari, che interrompono il benessere e, al contempo, sembrano inserirvisi naturalmente, come un’acqua carsica che affiora in un suolo perché sotto vi scorreva da prima. Il tutto sottolineato da una canzone neomelodica italiana: i