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L'elefante nel salotto

Quando si discorre con una Sentinella in Piedi di questioni LGBT, è piuttosto facile – per non dire certo – che essa accusi i militanti avversari di “vittimismo” e che sia certa di conoscere le loro “vere intenzioni”. Ora, per conoscere le “vere intenzioni” di qualcuno meglio del diretto interessato bisogna essere, come minimo, il Mago Silvan e non mi risulta che egli militi fra le Sentinelle. Parlare di “vittimismo”, poi, è troppo facile, quando si tratta dei problemi degli altri. Per cui, mi sento di esprimere qualche considerazione circa i presupposti delle Sentinelle. Visto che io non ho la presunzione di “smascherare le vere intenzioni” altrui, partirò dalle affermazioni con cui i diretti interessati si presentano, sul loro sito o nelle loro conversazioni con la sottoscritta.
1.      La strategia di Arcigay si basa sul vittimismo e sulle mezze verità. Le Sentinelle danno fastidio, perché smascherano le vere intenzioni delle associazioni LGBT. A sentir voialtri, esistono solo Arcigay e Arcilesbica. Vi perdete realtà più fluide, come Universigay a Pavia, il Circolo Harvey Milk a Milano, il gruppo "Lieviti", il portale on-line "Progetto Gionata" o il Movimento Identità Transessuale, per citarne solo alcune. Vi sembrano comunque “accozzaglie di gente strana”? Non so cosa farci. Il mondo è più grande del cortile di casa vostra e comprende anche situazioni che non rientrano nella vostra normalità. Per voi, potrebbe non essere necessariamente una tragedia. Data la montagna di libri che mostrate di leggere, avrete sicuramente la cultura necessaria per confrontarvi col “diverso” e capire anche il suo linguaggio. O no? Per quanto riguarda il “vittimismo”, anche se non vi fa piacere pensarci, il bizzarro acronimo con cui si liquida abitualmente la galassia delle minoranze sessuali racchiude una serie di problematiche concrete. Per esempio, il fatto che due persone dello stesso sesso non possano contrarre regolare matrimonio civile in questo Paese, rinunciando così a godere di piena tutela per il nucleo domestico che hanno creato, anche quando si assumono grandi responsabilità. Veronica Barsotti ne sa qualcosa. Oppure, il fatto che una persona trans con documenti non modificati non possa sposarsi per questioni anagrafiche (una donna che, sulla carta, è “Osvaldo” non può sposare il fidanzato. E viceversa). Anche l'obbligo legale di dover cambiare sesso per vie mediche e sterilizzarsi completamente prima di cambiare ‘sti benedetti documenti è una cosa di cui si potrebbe fare a meno, senza danno per nessuno ed evitando un grosso colpo alla salute di molti vostri concittadini. Superfluo dire che chi approda alla decisione di mutare sesso davanti alla società, di solito, ha già intrapreso un percorso insieme a uno psicologo. Nemmeno noi “diversi” siamo così impulsivi come ci disegnate. Per quanto riguarda le “mezze verità”, la “verità” portata dai comuni mortali è sempre “mezza”. Nel senso che disegna una fetta di realtà di cui si ha esperienza. Ma questo vale anche per la vostra “verità”. Nel complesso, è assai meno presuntuoso voler dare visibilità alla propria esperienza di vita o all’esperienza delle persone che si conoscono, piuttosto che ritenere d’avere un infallibile quadro interpretativo del mondo. Le nostre famose “vere intenzioni” che vi fanno tanta paura, poi, sono piuttosto pubbliche: introdurre anche in Italia il “matrimonio egualitario” (ovvero, quello che unisce due cittadini maggiorenni a prescindere dal loro sesso); far consentire il cambio di sesso all’anagrafe anche in assenza di un percorso medicalizzato (ormoni e bisturi); collaborare con le scuole per gestire qualche laboratorio in cui anche il nostro punto di vista sia proposto ai futuri cittadini (essendo voi a favore della libertà d’educazione, non avete niente in contrario, vero?); introdurre l’aggravante di “omo/transfobia” nel diritto penale. Vi sembra un’aggravante arbitraria? Io trovo altrettanto assurda quella per “futili motivi”, perché i moventi che sembrano “futili” al giudice possono non esserlo per il reo. Comunque, per questo tipo di arbitrarietà, nessuno si straccia le vesti. Dev’essere una questione di abitudini. Casomai voleste chiarezza sul significato di “omofobia”, questo è un esempio. Un assaggio di ciò che viene chiamato “delitto transfobico”, invece, è questo. Come vedete, ho avuto cura di non scegliere le versioni riportate da siti marcatamente LGBT – militanti, perché anch’io amo discutere a prescindere dalle etichette. Quando propongo questo tipo di casi di cronaca ai simpatizzanti di voi Sentinelle, mi rispondono nicchiando, con scuse come “Bisogna vedere le cause effettive del delitto”. Però, non sono in grado di fare ipotesi su coteste cause effettive. Il dubbio è legittimo solo se vi sono elementi concreti che lo pongono. Il fatto che qualcuno dubiti di una notizia a prescindere, senza avere i suddetti elementi concreti sottomano, mi dà da pensare circa la sua buona fede… Mi direte che i mass media trattano le questioni LGBT in modo superficiale e morboso. Su questo, vi do tendenzialmente ragione. Negli anni passati, nonostante la mia situazione e le mie posizioni, ho avuto di che litigar ferocemente, a causa di un discutibile personaggio pagato per diffondere notizie abilmente truccate. Se vi pungesse vaghezza di leggere qui e qui, vedreste con quanta veemenza io l’abbia attaccato. Ma ciò che contestavo in lui era la menzogna. Non il tentativo di portare alla luce problemi “fastidiosi”.
2.      Noi siamo persone normali. Ma va’? Davvero mi figuravo che aveste le antenne, il naso a trombetta e la pelle verde…
3.      Chiamateci pure fascisti e nazisti… Con la propria apartiticità e aconfessionalità, la rete delle Sentinelle non ha problemi ad accogliere anche estremisti politici e fondamentalisti religiosi, che possono così proclamare quello che dicono sempre, ma senza presentarsi per quel che sono. Ecco perché le Sentinelle “danno fastidio”. Senza contare che, essenzialmente, sono nate per opporsi a qualunque apertura giuridica alle minoranze sessuali. Tanto la sessualità quanto le leggi sono elementi essenziali della vita umana in una società. Chiuderne le porte in faccia a qualcuno significa escluderlo a priori da un’esistenza in armonia con la società stessa. Non avrete mica voluto l’applauso per questo?  Ah, già… c’è il diritto privato, che offre soluzioni. Peccato che, per trovarle, ci si debba muovere in una galassia di leggi e leggine che nessuno è obbligato a conoscere. E i professionisti nel campo costano cari. Perché intere fette di cittadinanza dovrebbero essere costrette aprioristicamente a questo slalom? Tantopiù che chi propone di ricorrere al diritto privato è il primo a dire che “le libere unioni non debbono essere tutelate quanto il matrimonio”. Ecco come funziona il gioco…
4.      Vogliamo proteggere i nostri bambini. Intanto, anche molti di noi hanno bambini, le cui storie racconteremo un’altra volta. Figuratevi se non sappiamo cosa voglia dire proteggerli. Ma proteggerli… da cosa? Dalla capacità di riflettere su quello che si considera “normale” o “diverso”? Nel 2014, i sostenitori della “famiglia tradizionale” hanno fatto scalpore intorno al progetto UNAR “Educare alla diversità a scuola”, perché non volevano che i tre famosi libriccini su omosessualità e famiglia “condizionassero i bambini”. Peccato che i libri fossero facoltativi e destinati agli insegnanti… Ultimamente, va più di moda la questione delle scuole dell’infanzia triestine in cui si voleva introdurre il laboratorio detto “il Gioco del Rispetto”. Finalità: abituare i bimbi, fin da piccoli, a non dare per scontati gli stereotipi sul “maschile” e sul “femminile”. Dal mondo conservatore, esplose una protesta contro la “vergogna” di questo “carnevale”. Propongo un articolo che mi fu girato da un lettore de Il Giornale. A mio vedere, è utile per due motivi: permette di vedere quale sia stato il tipo di reazione da parte dei “destrorsi” (anche Sentinelle) e linka i PDF coi testi su cui si sarebbe basato il laboratorio. Sto ancora aspettando di vedere lo “scandalo”. Il gioco avrebbe previsto fiabe, come la storia di Red e Blue: un bambino e una bambina, grandi amici, affrontano insieme un viaggio in montagna, con pari coraggio (senza mostrare una bambina svenevole e un maschio cavalleresco, per intenderci). Oppure, il "gioco del marziano": una maestra avrebbe dovuto fingere di essere un alieno e di domandare ai bambini come mai i maschi avessero un certo tipo di giocattoli e le bambine un altro, o il perché di altre differenze (colore dei vestiti, libri destinati a loro, atteggiamenti tipici). Non elenco qui tutte le attività, visibili ai link che ho indicato. Questo “gioco del rispetto” è stato accusato di offendere i bambini maschi, indicandoli come “potenziali stupratori”. Questa affermazione è stata scatenata da un punto delle linee guida, che afferma che la violenza fra i sessi si può prevenire educando i bambini fin da piccoli. Non capisco dove sia l’offesa. È normale che l’educazione sia volta anche a prevenire lo sviluppo di comportamenti violenti o irrispettosi di qualunque genere. Lo scalpore è stato causato, però, soprattutto dal fatto che i bambini avrebbero dovuto toccare i compagni per auscultarne il cuore, o per sentire che i loro muscoli funzionavano nello stesso modo, tanto nei maschi quanto nelle femmine. Per capire che esistevano anche differenze fra loro, era previsto che “nominassero senza problemi le parti genitali”. Questo è stato considerato impudico e precoce dai lettori de Il Giornale, come mostrano anche i commenti sotto l’articolo linkato. Però, da ex-bambina e da persona abituata ad avere a che fare coi piccoli, dico che la “spudoratezza” di questo sta più nelle prurigini degli adulti che han protestato, che non nel gioco. I bambini degli asili non hanno né complessi, né malizie sul proprio corpo. Ben diverso sarebbe proporre un’attività del genere alle scuole medie o alle superiori… ma, per l’appunto, in quella fascia d’età ci si guarda bene dal farlo. In conclusione, gli unici punti circa i quali do ragione alle proteste sono: l’informazione intempestiva e poco chiara da parte della scuola, nonché le lacune in fatto di attività alternative. L’inefficienza resta inefficienza.
5.      Ho fatto un paio di manifestazioni con le Sentinelle… Le associazioni LGBT ci hanno aspettato per urlare contro di noi… C’era la polizia, e ci ha guidato per strade alternative, per evitare ritorsioni da parte delle suddette associazioni… Questo mi è arrivato da un ragazzo poco più giovane di me e che non mi ha dato notizia d’altre manifestazioni a cui avrebbe partecipato. Io, che sono abituata a cortei e proteste, rispondo: tanto il baccano quanto la presenza delle forze dell’ordine sono la normalità in qualunque tipo di evento di piazza. Quantomeno, quando si tratta di questioni che coinvolgono emotivamente la cittadinanza. La polizia evita sempre e comunque che manifestanti e contromanifestanti si incontrino, perché, anche se sono entrambi disarmati, non si sa mai… meglio prevenire che curare. A proposito di coinvolgimento emotivo, giova ricordare che parlare di famiglia, omosessualità e transessualità chiama in causa persone che hanno sostenuto battaglie esistenziali, prima ancora che politiche. Pretendete che non dicano niente a chi nega la necessità di codeste battaglie?
6.      Gli omosessuali hanno già ottenuto quasi tutto, in Italia. Hanno ottenuto pur sempre meno che altrove. E non certo per merito di chi la pensava come voi. Senza contare che le minoranze sessuali non comprendono solo gay e lesbiche, come vi dicevo…
7.      “…i bambini non sono un diritto ma un dono e loro sì, invece, hanno il diritto di nascere senza essere fabbricati ad uso e consumo degli adulti” (dalla homepage del sito). Su questo, vi do ragione, punto e basta. Ma non solo quando si tratta di “famiglie arcobaleno” o “utero in affitto”. Anche un uomo e una donna naturalmente fecondi possono accostarsi alla genitorialità in modo egoista, trattando quel figlio come un tappabuchi del proprio bisogno personale e sentendo di avere diritti su di esso… per natura.
8.      Il nostro unico nemico si chiama menzogna, inganno, bugia(ibid.). Sottinteso: siete convinti che la vostra posizione coincida con la verità assoluta. Benché vi definiate “aconfessionali” e “apartitici”, guarda caso, la vostra idea di famiglia coincide sempre con le posizioni di chi è politicamente conservatore e con quelle delle religioni abramitiche. Le menzogne e le diffamazioni a carico di chi non si riconosce in questo modello di affettività non vi interessano, effettivamente. Non vi interessa sfatare il mito dei “malati”, dei “pervertiti”, dei “sodomiti”, delle “persone bloccate allo stadio infantile” e tutto quello di cui si è sempre nutrita l’avversione per le minoranze sessuali anche nei discorsi quotidiani. Già, perché preoccuparsi di tutto questo è “vittimismo”. Pardon.
9.      “…non esiste la categoria, né degli omosessuali, né tanto meno degli eterosessuali.” (ibidem). Ah, no? Dunque, secondo voi, non esistono una marea di persone attratte fisicamente e romanticamente solo dal sesso opposto. Né esistono persone per cui vale lo stesso nei confronti del medesimo sesso. Meno male… State confutando chi vi ritiene fautori dei ruoli rigidi per gli uomini e le donne. Bisessuali e genderfluid vi ringraziano sentitamente per questa pubblica affermazione;
10.  Si può definire una persona in base al suo orientamento sessuale? Si può ridurre un uomo ad un comportamento?” Ovviamente, no. Però, l’orientamento sessuale pone problematiche specifiche, come l’accesso al matrimonio (di cui abbiamo parlato ad nauseam), la maggiore o minore esposizione alle infezioni veneree o i pregiudizi altrui verso il proprio “irrilevante” comportamento sessuale. Tutte questioni che non si risolvono certo con la politica dello struzzo.
11.  “…molti attivisti cosiddetti ‘Lgbt’ che, col pretesto di tutelare una determinata categoria di persone, di fatto rendono concreta la prima vera discriminazione, autoriducendosi.” Intanto, non è una determinata categoria, ma più d’una. Praticamente, tutte quelle comprese nell’acronimo: le lesbiche, i gay, i bisessuali, i transessuali e tutti coloro che non corrispondono a quella stragrande maggioranza di persone che stanno benissimo col proprio sesso biologico e desiderano anime gemelle di quello opposto. Anche se vi piacerebbe pensarlo, riconoscersi in una di quelle benedette letterine non è una decisione che si prende alzandosi una mattina. Deriva dall’incontrare, tutt’intorno a sé, le reazioni altrui verso la propria “diversità”: reazioni di curiosità, simpatia, disgusto, condanna, silenzio, o perfino indifferenza (benvenuta, ma rara). Il militante LGBT è qualcuno che intende incontrare altre persone nella propria situazione per discutere delle cause delle reazioni altrui nei suoi confronti, o proporre progetti concreti di cui abbiamo parlato al punto 1. È anche errato trattare il mondo LGBT (e aggiungiamo la Q di “queer”, la A di “asessuali”, la I di “intersessuali”) come se fosse un tutt’uno. L’arcobaleno della famosa bandiera rappresenta spesso, un’armonia più ideale che reale. Né potrebbe essere altrimenti. Anche se accomunati dal fatto di discostarsi dalla maggioranza, coloro che aderiscono a questo tipo di attivismo hanno alle spalle situazioni concrete assai variegate. E non sono rari i conflitti fra “letterine” o fra generazioni di attivisti. Con un po’ di ironia, si possono vedere questa vignetta o questo schema. Giusto per dare un’idea di quello che intendo.
12.  “…erroneamente credono che siamo un ‘noi’ contro di ‘loro’. Siamo certi che è vero l’opposto.” (ibid.) Se non siete contro alcuno, allora perché avete adottato un nome smaccatamente militare? La sentinella – superfluo ricordarlo – è colui che attende l’arrivo del nemico per prepararsi a combatterlo. Un atteggiamento più ostile e frontale di così è difficile da concepire. D’altronde, viste le vostre affermazioni contro il “borghesismo”, il “politicamente corretto” e i militanti “LGBT”, evidentemente avete un’idea chiarissima di cosa volete combattere: l’ideologia liberale (di origine borghese e dominante nel nostro Parlamento) e gli adattamenti del diritto civile alla situazione sociale d’oggi. Il che è, in tutto e per tutto, uno schieramento politico, anche se avete  scelto di non denominarlo.
13.  In Italia le Sentinelle in Piedi sono nate in difesa della libertà di espressione messa in discussione dal ddl Scalfarotto, già approvato dalla Camera e ora al Senato.  Presentato come necessario per fermare atti di violenza e aggressione nei confronti di persone con tendenze omosessuali, il testo è invece fortemente liberticida in quanto non specifica cosa si intende per omofobia lasciando al giudice la facoltà di distinguere tra un episodio di discriminazione e una semplice opinione. Con questa legge chiunque faccia rifermento ad un modello di famiglia fondato sull’unione tra un uomo ed una donna, o sia contrario all’adozione di bambini da parte di coppie formate da persone dello stesso sesso, potrebbe essere denunciato e rischiare fino a un anno e sei mesi di carcere. (ibid.) Il famoso ddl Scalfarotto è un’estensione della cosiddetta “legge Mancino” (L. n. 205/93): “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Il testo proposto dagli On. I. Scalfarotto e A. Leone estendeva le misure di cui sopra ai casi di omofobia e transfobia: ovvero, le manifestazioni di odio, disprezzo ed ostracismo verso le persone omosessuali , transessuali o di sesso non immediatamente riconoscibile. È stato spesso detto, da parte conservatrice, che la legge Mancino si presta a un’interpretazione troppo arbitraria. Su questo si può discutere. Però, nel caso del “ddl Scalfarotto”, sono stati aggiunti prima l’ “emendamento Verini”, poi il “subemendamento Gitti”, il cui contenuto complessivo recita: “Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio e alla violenza, nelle condotte conformi al diritto vigente, ovvero assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni”. Insomma, un ddl nel tipico stile piddino: né troppo di qua, né troppo di là. Di sicuro, non liberticida. Quando voleste dire che è un testo-paciugo che significa tutto e niente, mi trovereste d’accordo. E trovereste d’accordo – oibò! – anche la galassia degli attivisti LGBT.

In breve, cesso di tediarvi e tiro le fila del discorso. Voi rifiutate l’etichetta di “fascisti”, “nazisti” o “cattolici”. In realtà, tra le Sentinelle, ho conosciuto persone marcatamente ideologizzate in senso politico extraparlamentare o confessionale. Del resto, potete negare che lo spazio per manifestare a Brescia il 28 marzo 2015 vi sia stato concesso dalla Diocesi locale? Potete negare di condividere le preoccupazioni di Forza Nuova in fatto di civiltà e famiglia? Nell’attivismo pubblico di qualunque genere, le collaborazioni e le sintonie non sono mai neutre o casuali. Di sicuro, non si può lavarsene le mani, se si è persone coscienti e responsabili.
            Io, comunque, non penso che siate figli del fascismo, vetero- o neo- che sia. Ritengo, piuttosto, che la vostra rete sia imparentata con fenomeni come i Forconi: ovvero, quelli nati dalla sensazione di non essere rappresentati da alcuno schieramento parlamentare, da nessuna ideologia moderna, da nessuna associazione. Una sorta di nuovo “Fronte dell’uomo qualunque” per l’era postmoderna, insomma. Perfettamente comprensibile, di questi tempi. Se una colpa ha il liberalismo che predomina in Parlamento, è proprio quello di non aver saputo rispondere ai bisogni della piccola borghesia, come dicevo tempo fa.

Rifiutare di denominarsi è, del resto, possibilissimo… così come è possibile ignorare un elefante seduto in salotto.


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