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Tre amiche al bar

Il locale, in quella piccola città, si può considerare “storico”, dato che è stato riaperto dopo decenni. È stato il fulcro della “vita sociale” in tempi di vacche magre; ora, in un’epoca se non di vacche magre, quantomeno di giovenche sfiorite, alcuni ragazzi pieni di buona volontà l’hanno ristrutturato (un solo piano dei tre originari) e ne hanno fatto un delizioso caffè-ristorante dall’afflato vintage.
            La neolaureata di venticinque anni è lì per caso. Parla col cassiere senza aver ordinato niente. È solo ripassata, dopo aver fatto fotografie e interviste sulla riapertura del locale storico. Poi, si volta. Perché c’è una voce che lei conosce bene.
            A uno dei tavolini, è seduta una sua professoressa dei tempi del liceo, assieme a una signora che dimostra un’età leggermente superiore alla sua. Chiacchierano amabilmente, accese dalle cioccolate con panna che si sono concesse. La professoressa vede la ragazza: «Oh… ciao, cara!»
Le due amiche al bar diventano tre. La neolaureata sorride e ordina al cameriere una spremuta d’arancia, per far compagnia –non costa troppo e instilla minori sensi di colpa nel suo girofianchi, rispetto alla cioccolata.
            La conversazione ricomincia. La terza ignota si rivela all’ex-studentessa come teologa. La professoressa copre la giovane d’attenzioni: «Stai bene? Mi sembri così… contratta. Non sei più quella di una volta…» La neolaureata fa spallucce: «Per forza… Non sono più una ragazzina…»
Poi, perfettamente disinvolta, comincia a sciorinare fatti e misfatti del suo ultimo anno all’università: la tesi, la singolar tenzone con il correlatore, amori andati e venuti. «Poi, sai… siccome, da qualche tempo, mi sono dichiarata bisessuale…»
            La professoressa ha un lievissimo soprassalto: «Come? Questo non me l’avevi mai detto…» «Beh… non l’avevo ancora capito nemmeno io…»
            La teologa ascolta. Poi, oculatamente, fa qualche domanda: «E… questo ti ha creato qualche problema? Col fidanzato…?»
            «No, per nulla» replica la ragazza, sorseggiando la spremuta. «Lui sa tutto. Sono stata assolutamente trasparente. A prescindere dalle mie tendenze, sono fermamente monogamica, con gli uomini o con le donne che sia». (Sì. Esiste anche gente fatta così. Ce ne scusiamo col rispettabile pubblico). La teologa si tranquillizza.
            «Beh, ma non è mica molto normale!» aggiunge l’insegnante, ancora stupita. «Capirei se mi dicessi: mi piacciono le ragazze… Ma così… Anche perché, banalmente, ciò che si può fare con un uomo non si può fare con una donna e viceversa…» Allude a un’impossibilità anatomica, non a un divieto morale, ovviamente. La venticinquenne lo sa benissimo. Fa spallucce un’altra volta. «Il mio caso è la minoranza della minoranza. Non so che farci… è così».
            Il discorso verte su un macello verbale avvenuto sulla bacheca Facebook della giovane, in occasione del Transgender Day Of Remembrance 2014. Un suo contatto, palesemente disinformato sull’effettivo significato socio-esistenziale della questione, ha risposto a un post commemorativo con uno sberleffo. La ragazza non era connessa, al momento del fattaccio, e non ha potuto moderare immediatamente lo scontro. «Un mio amico, che è gay e transgender, mi ha accusato di “lasciar scrivere cose schifose a quel tizio” sulla mia bacheca…» «Ma non gli hai spiegato che non puoi mica esser sempre su Facebook a controllare?» risponde la professoressa. «O forse… il tuo amico è geloso di te per via di quel tizio?» La venticinquenne fa tanto d’occhi: «Lui geloso di me? No, questo è assolutamente impossibile…» «Come no? Non sei tu quella a cui va bene tutto… magari, anche un gatto, già che ci siamo…»
            (La ragazza sospira. Sì, nutre un borghesissimo feticismo per quelle deliziose creature, ma non ha mai avuto intimità con loro, né conta d’averne in futuro. Gli umani con gli umani e i felini coi felini. Si concede ancora questo rimasuglio di specismo).
            «Sarei io a non andar bene per lui…»
Neppure si scalda. Sa che la sua professoressa è ingenua, non maligna. In questo genere di situazioni, adotta una filosofia alla Saint-Exupéry: Bisogna sempre spiegargliele le cose, agli etero. Del resto, il suo coming out è ancora troppo recente, perché lei possa sentirsi inacidita e indurita dall’ostracismo. Ci sarà tempo anche per quello. O forse no.

Eravamo tre amiche al bar… e volevamo capire il mondo.

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