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Visualizzazione dei post da aprile, 2014

Una CAUSTica commedia

La lettura del Faust di J. W. Goethe mi fu consigliata circa dieci anni or sono da un amico. Attesi d’imparare a masticare un po’ di tedesco –fatica tanto immane quanto pressoché vana- per poterlo leggere con testo originale a fronte. Senza traduzione, non avrei capito un granché; però, suonava bene.             Tra l’altro, nel frattempo, era anche giunta al punto di cottura la mia vocazione alla Goliardia. Perciò, leggendo il Faust, sono andata in brodo di giuggiole, davanti agli spaccati di vita studentesca. L’episodio della taverna di Auerbach (vv. 2073 ss), per esempio, è una chicca e mi ha fatto capire molte cose: che ho ancora tanto da imparare, giusto per dirne una. Il suddetto brodo di giuggiole ha sobbollito ulteriormente, davanti a espressioni gergali come Herr Bruder, “signor fratello” (v. 829) e Philisterhaft, “impaccio filisteo” (v. 6802), che non mi sarebbero risultate altrettanto familiari, un decennio fa.             Sicché, qualche malsana domanda ha com

Tra il rosso e il nero

Nell’atmosfera odorosa della sala da the, F. mi accarezza la mano. «Quei due…» mormora. Si riferisce a J. e A. Il “Rosso” e il “Nero”. Due bizzarre amicizie che hanno segnato il nostro immaginario, negli ultimi tempi. Quello di F. per via degli interminabili battibecchi e frecciate sui social network. Il mio per via di sommovimenti intellettuali e affettivi intricati come le radici di un fiore selvatico. «Loro sono contrapposti. Ma si possono contrapporre proprio perché parlano lo stesso linguaggio… un certo cameratismo, uno spirito combattivo… una forma di romanticismo… Un linguaggio che non è il mio.» Gli sorrido con aria di sfida. «E io? Anch’io sono una… romantica, secondo te?»             Pausa. «Tu… tu ti poni già su un altro piano…» F. cerca le parole. Sul tavolo, la fiammella del lumino ferisce la luce ovattata della saletta. «Tu tendi a salvaguardare l’armonia fra le persone…» prosegue lui. Sorrido. «Dove c’è Marte, c’è Venere» chioso.

Biglietto intimo per un nemico

Avrei preferito dirti queste cose poggiando la testa sul tuo petto, in uno di quegli abbracci schivi e fraterni a cui –palesemente- non sei abituato, ma che ti riescono senza sforzo. Non posso aspettare che la fortuna decida quando potrò parlarti, ora che sono così piena di parole spumose. Anche perché ho la sensazione che tutto ciò non riguardi solo noi –come una poesia, che può essere intimista, ma mai intima. Mi dici che sarebbe “violenza”, per te, dover credere giusto qualcosa che le tue impalcature filosofiche rifiutano. Il fatto è che la posta in gioco non sono affatto i tuoi convincimenti, ma le vite di persone che da essi sono (più o meno direttamente) toccate. Se si trattasse solo di te, della tua configurazione come persona… avrei paura di mutare anche solo una sfumatura. Sono folle nel compiacermi di te, della tua ruvida eleganza, del tuo cuore chiuso in uno scrigno di velluto. Sei un bacino conchiuso e comodo, pieno d’un’acqua calda che potrebbe soffocarmi me