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Visualizzazione dei post da settembre, 2013

Amen

Noi uomini, o Dio, non pensiamo che a mettere argini, definizioni, recinti per difenderci dalla nostra intrinseca fragilità. “Questo si può fare, quell’altro no…; “Bisogna fare così, non altrimenti” “Quella è una brava persona, quell’altro è un disgraziato” Ci innamoriamo di torri di paglia che potrebbero volar via con un soffio. Peggio ancora è quando ci convinciamo che la nostra torre di paglia sia un palazzo dorato o un imprendibile castello. Allora subentra il disprezzo, che altro non è se non dire: “Tu non hai il diritto di esistere così come sei” È un sentimento tanto più crudele in quanto è gratuito. Un modo sadico per rafforzare, nell’illusione, la propria torre di paglia: “Sono quelle degli altri a dover cadere, la mia è salda” È divino, invece, quel sentimento che fa aprire la finestra e dire:  Amen.  Davanti alle buone, cattive cose di tutti i giorni. Davanti alla casa che ha i muri ocra anziché color grano (come ti piacerebbe), al ragazzo che porta scarpe avversissim

Un sogno

“Ero a passare il ponte su un fiume che poteva essere il Magra dove vado d’estate o anche il Tresa, quello delle mie parti tra Germignaga e Luino. Me lo impediva uno senza volto, una figura plumbea. ‘Le carte’ ingiunse. ‘Quali carte’ risposi. ‘Fuori le carte’ ribadì lui ferreo vedendomi interdetto. Feci per abbonirlo: ‘Ho speranze, un paese che mi aspetta, certi ricordi, amici ancora vivi, qualche morto sepolto con onore’. ‘Sono favole –disse– non si passa senza un programma’. E soppesò ghignando i pochi fogli che erano i miei beni. Volli tentare ancora. ‘Pagherò al mio ritorno se mi lasci passare, se mi lasci lavorare’. Non ci fu modo d’intendersi: ‘Hai tu fatto– ringhiava– la tua scelta ideologica?’ Avvinghiati lottammo alla spalletta del ponte in piena solitudine. La rissa dura ancora, a mio disdoro. Non lo so chi finirà nel fiume.” VITTORIO SERENI

Chiederci la parola

«Potresti scrivere qualcosa sulla condizione del poeta oggi» mi ha suggerito Stefano, quella mattina, al tavolino di un caffè.             Allora, ho pensato a Davide, all’estero per ragioni di studio, ma che continua a proporre recensioni in italiano; alla sua rinuncia alla scorrevolezza della rima, per distillare lo scheletro dei pensieri. Ho pensato a Dario, bohémien dal berretto irlandese, che non dorme mai, per captare le “frequenze clandestine” delle vite che passano. Mi è venuta in mente Virginia, con la sua attività d’insegnante. Poi, Roberto, in grado di leggere poesia polacca in lingua originale. Ho pensato a Barbarah e al suo linguaggio, naïf e irripetibile come quell’ h aggiunta al suo nome. Ho ricordato gli acquerelli in versi e le partiture musicali di Alessandro. Ho visto Robert, giovane immigrato per cui la poesia è esercizio di quotidiana resistenza alla vita. Mi sono venuti in mente l’ “amore” e la “contestazione” di Tito, un Cecco Angiolieri ibridato con l

Così parlò il buonsenso

Contattaci, Mulier!

Dopo la lunga pausa estiva, il Venerabilis Ordo Damae Loggiae  torna con le sue Sabine, Giuditte e Meduse ( Loggia dei Lanzi docet ) fra i chiostri dell' Università degli studi di Pavia , a cercare adepte di Bacco, Tabacco e Venere. Gaudeamus igitur! Per saperne di più sulla Goliardia , cliccare qui . Diffidare delle imitazioni.

La danza del serpente, ovvero La filosofia dei supereroi

“Questa è la danza del serpente/che vien giù dal monte/per ritrovare la sua coda/che ha perso un dì…” recita una filastrocca. Anche Beatrix (Uma Thurman), dopo quattro anni di coma, parte per “ritrovare la sua coda”: i pezzi del proprio passato dilaniato. La trama di Kill Bill  è nota: un’ex-killer professionista –Beatrix, appunto- subisce un attentato da parte della Deadly Viper Assassination Squad, alla vigilia delle nozze. Uscita (o, meglio, fuggita) da un luogo di cure tutt’altro che caritatevoli, va alla ricerca dei membri della Squad, per vendicare su di loro la perdita dello sposo (Chris Nelson) e, ancor più, quella della bimba che già portava in grembo (non sapendola sopravvissuta). L’impresa riuscirà senza scampo, almeno a giudicare dal nome in codice della protagonista: “Black Mamba”, un rettile che, in Africa, sarebbe sinonimo di morte sicura. L’ultimo obiettivo, appunto, sarà l’ “incantatore di serpenti” Bill (David Carradine): ex-boss della Sposa, padre biologico della