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Visualizzazione dei post da agosto, 2013

Spleen

“Mi trovai d’improvviso in imbarazzo, ma, allo stesso tempo, conscio di come Armand ascoltasse; che ascoltava nel modo in cui sogniamo che gli altri ascoltino, col volto che sembrava riflettere su ogni cosa detta. Non si affrettava a cogliere al volo ogni mia minima pausa, ad anticiparmi prima che il pensiero fosse completato, o a controbattere per un rapido, irresistibile impulso –cose che spesso rendono il dialogo impossibile.             E, dopo un lungo intervallo, disse: ‘Ti voglio. Voglio te più d’ogni cosa al mondo.’ Per un attimo, dubitai di ciò che avevo udito. Mi colpì come fosse incredibile. Ed ero disperatamente disarmato da ciò e l’indicibile visione del nostro vivere insieme si espandeva e obliterava ogni altra considerazione nella mia mente. […] ‘Tu vuoi questo da me, eppure non vieni da me’ disse. ‘Ci sono cose che vuoi sapere e non le chiedi. Vedi Claudia scivolar via da te, eppure sembra che tu sia incapace di evitarlo, e allora lo affretteresti, epp

Vaso di coccio e vaso di ferro

“Il mattino dopo, mentre la casa era ancora immersa nel sonno, uscimmo come due ladri per andare a fumarci i nostri ultimi narghilé in riva al mare. Moussa era avvelenato fino alla punta delle unghie dall’odio che nutriva ora nei confronti della figlia. L’idea di tornare a casa umiliato, dopo essersi tanto ripromesso di riportarla indietro per amore o per forza, gli era più greve che se avesse dovuto recare ai suoi la notizia della morte di Sarah: ‒Ti giuro che scoppierei di gioia se la vedessi morta stecchita, là, sotto i miei occhi! Quella carogna!             Quel mattino ero assai mal disposto ad approvare entusiasticamente un simile esclusivismo sentimentale. Lo sentivo fratello del mio e pieno d’ingiustizia. Cercai anche di comunicare al povero padre i miei stessi dubbi, per diminuire la violenza del suo odio, ma fu fatica sprecata: ‒Certo!... Per te, è facile mostrarti tollerante, dato che tu non ci vai di mezzo! ‒Sì, amico mio, io ci vado di mezzo, e q

Caro Richard ti odio

“Lasciamo perdere gli antiwagneriani cretini, che pullulavano e pullulano, soprattutto in Francia (la Carmen cadde perché la sua musica fu giudicata ‘wagneriana’) e in Italia, dove la vanagloria nazionalistica non muore mai. Sono una legione contrapposta ai wagneriani cretini, anch’essi una legione, stigmatizzati da Nietzsche: ‘Ho conosciuto birrai che capivano Wagner’. Lasciamo anche le battute più o meno spiritose, più o meno intelligenti, come quelle attribuite a Rossini: ‘Non si può giudicare il Lohengrin dopo un primo ascolto, e io certo non intendo ascoltarlo una seconda volta. Wagner del resto ha bei momenti, ma li fa scontare con terribili quarti d’ora.’ O come quella famosa di Woody Allen, nel film Misteriosi omicidi a Manhattan: ‘Ogni volta che ascolto Wagner mi viene voglia d’invadere la Polonia’. Veniamo invece ai suoi oppositori, più che denigratori. Tutti intelligenti. A cominciare dal grande storico e critico musicale viennese Eduard Hanslick, amico di Brahms, che

Un'iniziazione sentimentale

La prima cosa che mi vien da dire è che lo trovo un film intensamente maschile. Anche se si svolge sotto il segno d’un nome di donna,  Malèna (2000).             Regia e sceneggiatura di Giuseppe Tornatore, colonna sonora di Ennio Morricone e Monica Bellucci nel ruolo eponimo: tutto “nostrano”, insomma. Anche l’ambientazione è posta in un villaggio siciliano, di quelli che l’immaginario “settentrionale” ama dipingere come “arcaici”. Di sicuro, G. Tornatore ne fa un luogo di chiusura, aridità del cuore prima ancora che del pensiero: uno scoglio indurito in frustrazioni e desideri repressi. Quasi per contrappasso, qui è nata una sirena, il simbolo di tutto quel che il villaggio brama e rimuove: Malèna, appunto.             Con la sua cornice temporale (i primi anni ’40) e la presenza della “grande Storia”, verrebbe la tentazione di definirlo “neorealista”. Ma è troppo preponderante la figura d’un individuo, rispetto allo “spaccato di realtà”. Il film ruota attorno all’o