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A me nono (A mio nonno)


 
La stüa la borbòta i sò 'nsome calcc,
'n dèl cantù a l'umbrìa de la làmpada;
la somèa la cansù de la Séra
che la pasa sö 'n sentér, chi sa 'ndòe.
"L'è stàda chèla ólta..." Giü a giü, i grà
de la tò éta i scor de i tò làer scür,
i vé zo a polsà 'n de le me mà.
I sènte: i è nostrà come la cara
de la buna lègna che scàlda 'n casa.
Sare i dicc e nine le tò memorie,
'ntàt che 'l ciel al smorsa le candéle
e 'l ma 'ntorcia 'n de i sò lensöi ömecc.

Traduzione:  A mio nonno. “La stufa borbotta i suoi sogni caldi,/ nell’angolo all’ombra della lampada;/ sembra la canzone della Sera/ che passa su un sentiero, chissà dove./ “È stata quella volta…” Uno ad uno, i grani/ della tua vita scorrono dalle tue labbra scure,/ scendono a riposare nelle mie mani./ Li sento: sono genuini come la carezza/ della buona legna che scalda in casa./ Chiudo le dita e cullo i tuoi ricordi,/ intanto che il cielo spegne le candele/ e ci avvolge nelle sue lenzuola umide.”
 
3^ classificata per la sezione “Poesia in dialetto bresciano” al “Concorso letterario” di Nave (BS), 4^ edizione, 2010, sotto lo pseudonimo di Alessandra Cereta.

 
Dall'antologia dei testi premiati:
 
 
L'errore di stampa corretto nell'indice:
 
 


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