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Il rapporto tra copista e manoscritto. Terzo ambito di incertezza.

"L’ultimo ambito di incertezza che richiede una domanda di teoria riguarda l'identità del copista: innanzitutto, chi è? Qual è la sua funzione intrinseca? Sebbene miranti a uno scopo del tutto differente, proviamo a rispondere con le parole del grande mitologo Károly Kerényi (in foto), che, per la loro bellezza, riportiamo per intero:
«C’è pur sempre qualche cosa che si può individuare con sicurezza anche maggiore, perché è “dato” in modo ancor più immediato: intendo la condizione dell’artista al momento della creazione. Non resta nessun’altra constatazione che, in ogni caso, resista a qualunque critica, quanto quella dello stato di fatto puro e semplice che l’artista si trovava nella condizione d’essere afferrato e commosso, preso, posseduto dalla cosa rappresentata. Questa constatazione dev’essere intesa in senso ristretto, quasi triviale: non ci si deve sentire più di quanto possa essere lasciato sussistere dalla critica più severa e conseguente. Ogni cosa che fu partorita rende testimonianza del fatto che qualcuno ne fu pregno, e chi la portò non era interamente libero [miei i corsivi]»..." (Continua) 


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