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Donne dannate


“Come armenti pensosi sulla sabbia coricate,
Volgon gli occhi all’orizzonte dei mari,
E i lor piedi che si cercan e le lor mani avvicinate
Han dolci languori e brividi amari.  

Alcune, cuori invaghiti delle lunghe confidenze,
In fondo ai boschetti ove sussurrano i ruscelli,
Van compitando l’amor delle infanzie timorose 
E scavano il legno verde dei giovani arboscelli;

Altre, come sorelle, avanzan lente e gravi
Fra le rocce piene d’apparizioni,
Dove Sant’Antonio ha visto sorger come lave
I seni nudi e imporporati delle sue tentazioni; 

Vi son quelle, al lume delle resine cadenti,
Che nel cavo profondo dei vecchi antri pagani
Ti chiamano in soccorso delle lor febbri urlanti,
O Bacco, che addormenti i rimorsi antichi! 

E altre, di cui il petto ama gli scapolari,
Che, nascondendo una frusta sotto le lunghe vesti,
Mischian, nel bosco tetro e nelle notti solitarie,
La spuma dei piaceri al pianto dei tormenti. 

O vergini, o demoni, o mostri, o martiri,
Del mondo grandi spiriti sprezzanti,
Cercatrici d’infinito, devote e satire,
Talor piene d’urla, talor piene di pianti,

Voi che nel vostro inferno la mia anima ha seguito,
Povere sorelle, vi amo tanto quanto vi piango,
Pei vostri cupi dolori, le vostre seti inestinte,
E le urne d’amor di cui i vostri gran cuor son pieni!”
 

CHARLES BAUDELAIRE

(I fiori del male, 1861)

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