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"Ostium... oculissimum,/salve, valuistin?"


"Ostium... oculissimum,/salve, valuistin? (Plauto, Curculio vv.15-16)
Per un'antropologia della porta nella letteratura latina: Plauto, Catullo, Properzio.


Prima puntata

Iniziare una rubrica di letteratura con un’intuizione - pur ammettendo la sua possibile insensatezza - è sempre cosa buona e giusta, almeno per un ragazzino come me. D’altronde, le intuizioni più originali (o più interessanti) ci colgono di sorpresa proprio quando ci gettiamo sul divano e pigramente estraiamo dalla libreria polverosa un libro a caso (o il libro a caso), e ci lasciamo sedurre dalla prima frase della prima riga della prima pagina: ed è solo l’interesse provato per questa che ci convincerà a proseguire oltre. Pur nella sua attrazione, i motivi alla genesi di questo mio primo contributo - ahimè - non appartengono a questa natura –anche fortemente idealizzata- del mondo della teoria della letteratura, a cui mi fregio di appartenere. Però- non potrei non riconoscerlo- l’idea che in più puntate intendo sviluppare nasce da un’attitudine naturale alla curiosità. Essa è la ruota motrice della ricerca umanistica; è lo stimolo che ci induce a scavare problemi, più che sfiorarli, a comprendere concetti più che ad assimilarli meccanicamente. Una tra le peculiarità della ricerca umanistica risiede nella lentezza. Mi viene in mente un mirabile ritratto fattone dal Federico gozzaniano, a proposito della nozione di filologia..." (Continua)

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