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Visualizzazione dei post da novembre, 2011

Premiazione del concorso letterario "Inchiostro a volontà"

http://youtu.be/zh-S0HNzoE8 "Ieri sera [22 novembre 2011], presso la libreria Feltrinelli di Pavia, si è svolta la premiazione finale del nostro concorso letterario “Inchiostro a volontà VI” dal tema “resto o vado via?”. I numerosi ragazzi presenti hanno potuto scoprire i titoli dei racconti che si sono aggiudicati le prime cinque posizioni, battendo tutti gli altri 124 avversari, oltre a conoscere finalmente le parole contenute in nei primi tre testi, letti dalle nostre bravissime Chiara Debernardi, Maria Grazia Bozzo e Rita Petrassi..." Matteo Miglietta sul blog di Inchiostro: http://inchiostro.unipv.it/?p=3680

Emanuel Carnevali

Dario Bertini su Kronstadt (Pavia) , n° 61, luglio 2011, pag. 7

Corsa all'utopia

Può essere letta come una parodia dei film d'azione su evasioni rocambolesche. Galline in fuga, effettivamente, non risparmia ironia, a partire dall'ambientazione: un allevamento di pollame. Come ricorda a più riprese Mrs. Tweedy, la proprietaria, un "cervello di gallina" non gode di grande stima. Tuttavia, fin dai primi fotogrammi, le pennute protagoniste si caratterizzano per scaltrezza, capacità organizzative e volontà di riscatto. Qualità espresse al massimo grado da Gaia, la "rossopiumata" che guida i tentativi di evasione dall'allevamento-lager. Su di lei si accanisce la repressione dei signori Tweedy. E qui il tono si fa serio. Gaia viene perseguitata perché intelligente e volitiva. Soprattutto, più d'ogni altra è capace di pensare ad una vita alternativa: "Non ho mai sentito l'erba sotto le zampe..." Messaggio che potrebbe anche farsi animalista. Ma il lungometraggio d'animazione va oltre e fa delle galline una metaf

L'aquila e la gallina

Un giorno, la gallina si recò al cospetto dell'aquila e le chiese: "Spesso ti vedo tagliare il cielo con la tua ombra -e sempre con timore. Ti riconosco, ogni volta identica, ogni volta sola. Le rondini e le quaglie hanno il proprio stormo, che mi fa comprendere come non si possa esistere se non esistono i propri simili. Di te soltanto non ho mai visto il somigliante. Dove sono le tue compagne, o aquila?" "Non ne ho" rispose l'altra, altera. "Io abito in una fenditura nella roccia, ove a pena v'è spazio per me ed i miei piccoli." "Non fa forse freddo, quassù?" rabbrividì la gallina. "Su questo hai ragione" concesse l'aquila. "L'aria taglia le carni fra le piume ed è pregna di gelide nubi." "A terra, sale calore dal suolo. E noi compagne possiamo stringerci, per sentire il nostro tepore" riprese l'uccello da cortile. "Se scenderai fra noi, neppure tu avrai più freddo." L'aqui

Charles Bukowski

Dario Bertini su Kronstadt, n° 63, novembre 2011, pag. 7

Uomini e uomini

“Ci sono due tipi di uomini. Il vermiciattolo umano, per nulla turbato nel suo torpore millenario, prosegue la propria piccola esistenza senza troppa pena.   I suoi dolori: l'imprevisto che arriva come alla coda della lucertola, che un nonnulla fa cadere, che un nonnulla fa ricrescere, e della quale il prezzo è qualche goccia di sangue freddo! Le sue gioie : solleticamenti della gola e di certi altri organi. E' tutto ed ecco l'uomo , l'uomo contento di esistere. Gli basta un colpo di dito per farlo vacillare. Poi, la bestiola scalpita... Per fortuna [...] a gloria della Vita, c'è un altro uomo: è colui che non è mai e nient'affatto contento! Non gli piace più fare ciò che ha fatto troppo a lungo, né essere là dove ha vissuto troppo a lungo. Indietreggiare, piuttosto che stagnare. E meglio urlare che non sentire nulla. Quest'uomo non può persistere né nel riso, né nel gemito, come non lo può nella fortuna né nella sventura. Tutto gli va bene per un certo te

Il mondo sotto il pavimento

L'idea di un mondo nascosto sotto la propria casa può essere sia affascinante che inquietante. Soprattutto se questo mondo prende in prestito frammenti del nostro. Questa è l'idea di Hayao Miyazaki, già noto come "padre" di Nausicaa della Valle del Vento. Lo sceneggiatore ha trasferito a Tokyo una serie di racconti inglesi (Mary Norton, The Borrowers ). The Borrowers viene tradotto come "I Prendimprestito". Questa è l'autodefinizione di una stirpe di gnomi che vive in simbiosi con le case degli umani, "prendendo in prestito" oggetti minuscoli e/o dimenticati (zollette di zucchero, spilli, fazzoletti di carta...) pressoché insignificanti per i proprietari, ma indispensabili per la vita quotidiana di un mondo minuscolo. Pur non potendo fare a meno degli umani, gli gnomi si guardano bene dal palesarsi a loro: temono le reazioni di "giganti" non sempre felici di "dare in prestito", a prescindere dal reale bisogno che possono ave

Addio mia concubina

Chen Kaige racconta la contraddittoria, tormentata Cina del XX secolo. E lo fa scegliendo, quale linea portante, l'opera lirica di Pechino. Come se la cultura cinese potesse essere veramente espressa solo da quei colori accesi, quei gesti ieratici, quelle maschere demoniache e sublimi insieme. Quando Addio mia concubina vinse la Palma d'Oro al Festival di Cannes, nel 1993, qualcuno pensò che fosse una concessione al gusto corrente, sulla scia di Lanterne rosse. Eppure, il film di Kaige va molto oltre quell'esotismo compiaciuto che ha talora adescato l'Europa. Addio mia concubina spicca il volo nelle nubi della storia, dell'amore e -soprattutto- del destino. Un destino che travolge il Re e la sua Concubina in una delle più famose opere liriche cinesi. E che trascina con sé anche l'interprete della Concubina, l'attore Cheng Dieyi. Consegnato ad una vita di emarginazione sociale, perché figlio di una prostituta, il piccolo Douzi trova un'opportunità di r

Tutto quello che abbiamo

"Camminavano già da qualche tempo sul sentiero silenzioso, quando la marchesa disse: -Voi siete molto buono, Venafro. Venafro sorrise in silenzio, poi disse: -Non so neppure cos'è la bontà. Sto con voi perché mi fa piacere. La vostra presenza mi rende ora lieto ora triste, qualche volta mi fa soffrire molto. Ma sempre mi tiene vivo, mi fa godere di più della gioia, rende più acuti i miei occhi e più sensibili le mie orecchie; la mia mente è più desta, e se mai occorresse, avrei più coraggio. Senza di voi, forse non soffrirei, ma vivrei di meno. E la vita è tutto quello che abbiamo. " (Da: Laura Mancinelli, I dodici abati di Challant, 1981, Einaudi)

Storia semiseria di un riscatto sociale

Ratatouille: la società riassunta in una cucina, dove la familiarità di mestoli e pentole nasconde una rete di rapporti complessi. Il ristorante Gusteau conosce l'affanno dell'ambizione, la pressione del giudizio. Perché la cucina non è solo nutrimento e gusto, quando affronta critiche influenti. Spesso, la battaglia si gioca sulle stelle dell'insegna, delle quali le pietanze sono prezzo ed ostaggi. Per di più, la direzione del ristorante è passata al bieco capocuoco Skinner, affarista senza scrupoli che punta più sulla vendibilità dei generi alimentari che sulla loro qualità effettiva. In questa cucina di lusso è difficile farsi strada. Lo sa Colette, unica donna a tentare la scalata ad una gerarchia di uomini. Lo sa il giovane Linguini, accolto -dice Skinner- per riguardo al defunto fondatore, del quale la madre di Linguini era una vecchia fiamma. Meno ancora di loro sarebbe ben accetto l'ospite più indesiderato per una cucina: un topo. Eppure, Rémy è devoto alla me

Una fiaba senza evasione

"E vissero per sempre felici e contenti". Ci abbiamo quasi creduto -forse- tutti, ascoltando le fiabe della nostra infanzia. Sentivamo sciogliersi la tensione narrativa e la storia si chiudeva insieme ai nostri occhi, abbandonandosi al sonno e ai sogni. Una caratteristica che non è certo sfuggita agli ideatori della saga di Shrek. Era già evidente nel primo capitolo, che giocava con gli stereotipi della donzella in pericolo, del drago, dell'orco e dell'idilliaco matrimonio finale. Nulla era al suo posto: il promesso sposo era un farabutto, l'orco era il salvatore, la donzella non era affatto indifesa e il drago si rivelava essere una fascinosa draghessa, sensibile alle lusinghe di... un Ciuchino. Uno spirito, se vogliamo, "postmoderno", che si volge al passato per giocare con esso, scomporlo e ricomporlo in modo straniante. La saga è proseguita su questa strada in Shrek 2 , di recente riproposizione televisiva. La seconda puntata risponde, forse, ad al

Pensiero libero

Qualcuno rivendica a sé il libero pensiero, come se esso portasse una marca od un nome. Ma ciò non è altro che un'asserzione, uguale a centomila asserzioni che fanno da palliativo alle proprie insicurezze. Il libero pensiero non s'incastra in un berretto frigio, né in un logo da stampare su una scheda elettorale. Proprio perché è libero, ha ali e vola da chi più gli piace: volti schivi, mani nude che gli offrono, sul davanzale, briciole di opere e giorni.

Gregory Corso

Dario Bertini su "Kronstadt" (Pavia), n° 62, ottobre 2011, pag. 7

Voce del verbo "scrivere"

"Buffo come a volte ci si dedica alle attività che più ci piacciono, alla professione per cui ci si sente portati o a semplici hobby senza mai fermarsi un attimo ad interrogarsi sul perchè lo si fa. Sotto questo punto di vista, riflettendoci un po’ su, tutte le attività, le professioni o gli hobby si trovano sullo stesso piano, quando, Attenzione, si ha il privilegio di poter scegliere. Si tratta di scelte che ogni essere umano decide di operare rispetto ad altre. Scegliere di scrivere non è poi tanto diverso dall’optare di diventare medico, di dirigere un’azienda o di aprire un ristorante. C’entra sempre la passione e…qualcos’altro. Nella puntata di sabato di “Che tempo che fa” Alessandro Baricco ha, forse, fatto un intervento memorabile a proposito. Da tempo in tv latitava questo argomento e, finalmente, uno scrittore, che fa questo mestiere per passione, ha spiegato perchè, secondo il suo modesto parere, si scrive. Baricco si è speso a riguardo, prendendo in causa 2 sensi (la

Scrittori emergenti. Quattro chiacchiere con Vincenzo Di Pietro

Inchiostro (Pavia), n° 113, novembre 2011, pag. 8 http://inchiostro.unipv.it/?p=4449 Vedasi anche: http://inchiostro.unipv.it/?p=2772 

UniversErasmus

Inchiostro (Pavia), n° 113, novembre 2011, pag. 3.   http://inchiostro.unipv.it/?p=4433 Vedasi anche: Per una nuova vita, http://inchiostro.unipv.it/?p=2463 

Da "Nerrantsoula" (1927)

“Eh! Miserabile gente dabbene! Molluschi, che non avete sensi che per assaporare la vostra stagnante felicità; che non temete affatto l’immensità dell’Oceano, né la grandezza della vita che il sole non ferisce e che la tempesta non smuove… Se Dio vi ha dato un cuore ed un cervello, è stato giusto per meglio provare che ciò non significa niente, se non che è salutare sentire il bruciore della Sua divina ironia insieme al balsamo della Sua fulgida magnanimità.          Molluschi! Meschina gente dabbene! Un nonnulla che vi sfiora vi fa ritrattare il nulla che siete… Da voi tutto è apprensione, la gioia così come la sofferenza… Non un grido di piacere che sia udito nei cieli… Non un muggito che riecheggi negli abissi… Sprovvisti del più piccolo volto che parli e ciechi al punto di non riconoscervi, siate felici, molluschi, ma mi domando se la vostra prudenza sia un’infermità del cuore piuttosto che una piaga del cervello. Poveri voi, gente dabbene!” (PANAÏT ISTRATI)

Riflessione minima

L’invidia è il più terribile dei mali. Perché scaturisce dalla felicità. E dalla felicità non ci si può difendere, se non a prezzo di essere infelici.