Passa ai contenuti principali

A Silvia Avallone

o                                                       

Gentile Silvia Avallone, ieri ho terminato di leggere "Acciaio". Sto ancora rielaborando le (ottime) impressioni che mi ha lasciato. Del resto, trovo che in un romanzo sia apprezzabile soprattutto questo: la capacità di lasciare al lettore una miriade di punti interrogativi, come tante piccole porte. Verrebbe voglia di definire la tua opera "verista", per il vivido ritratto della realtà che descrive e l'evocazione di una piccola, vivissima comunità. Tuttavia, è evidente il soffio di sensibilità femminile che lo pervade e regge, cosa che lo distingue dal Verismo comunemente detto. Non si può dire che il romanzo sia basato sui "colpi di scena"; tuttavia, sorprendono i ruoli dei personaggi, che sembrano quasi rovesciarsi -in alcuni casi- nel corso della narrazione. Alessio, per esempio, sembrava una figura secondaria; invece, la sua morte profetizza la fine dell'acciaieria e precede la svolta nei rapporti fra le amiche. Lisa, la "sfigata", sarà invece colei che scriverà la storia e vi troverà un senso, addirittura vedendo più lontano delle protagoniste.
Interessante i paragoni, più o meno sottintesi, tra l'attività dell'acciaieria e gli istinti sessuali. Come se la lotta per la sopravvivenza, il lavoro duro e il desiderio primordiale salissero dallo stesso bacino magmatico.

Non è assente il simbolismo: si pensi alle "Alghe" che denominano la seconda parte del romanzo, testimoni e segni dell'amore ancora non confessato fra Anna e Francesca. In questo senso, il porto abbandonato dove le alghe regnano coinciderebbe con l'Es freudiano, la parte della psiche composta dalle pure pulsioni, quel rifugio dove "potevi anche spogliarti nuda e gridare le peggio cose, le parole oscene..." Non a caso Mattia, il fidanzato di Anna, avverte subito il carattere conturbante del luogo.
Il porto abbandonato è anche la dimora dei gatti randagi, che incarnano nel modo più icastico quella lotta per la sopravvivenza che pervade le vicende dei personaggi. La morte dell'operaio Alessio è accostata proprio a quella -assai simile- di un gatto, accidentalmente investito da un treno vergelle. L'episodio mostra chiaramente come la sorte di un uomo possa, talora, essere desolata quanto quella di un animale vagabondo e, come essa, feroce. Allo stesso tempo, ci sono significativi particolari che fanno da controcanto alla retorica della lotta di classe: Alessio muore non per una negligenza di chi dirige l'acciaieria, ma -indirettamente- proprio a causa dell'amore fra lui e la manager, Elena; inoltre, il conducente del treno vergelle era il suo migliore amico, lo stesso che aveva inoculato il germe della crisi nel rapporto fra le protagoniste. Come a dire che la causa di una disgrazia non è quella che sembra ovvia, ma si nasconde in una rete di rapporti invisibili.
Temo che molte cose, ancora, debbano essere dette, ma non possano in questo frangente. Del resto, "Acciaio" conterà ormai innumerevoli recensioni e commenti. Mi limito ad aggiungere un parere personale: il "personaggio scrittore" è Lisa... ma io non vi trovo nessuna somiglianza con Lei. ;-)
La ringrazio per l'attenzione e Le porgo cordialissimi saluti, nell'attesa di veder pubblicare nuove Sue opere. [...]Passerò sicuramente una splendida estate, anche se non sull'isola d'Elba, il "paradiso"... o forse, la vera "Urmutter" (madre primigenia) dei personaggi di "Acciaio", l'inizio e la fine delle loro storie diverse e centripete.


o                                                        (Su: Silvia Avallone, “Acciaio”, Rizzoli, 2010)

Commenti

Post popolari in questo blog

Letteratura spagnola del XVII secolo

Il Seicento è, anche per la Spagna, il secolo del Barocco. Tipici della letteratura dell'epoca sono il "culteranesimo" (predilezione per termini preziosi e difficili) e il "concettismo" (ricerca di figure retoriche che accostino elementi assai diversi fra loro, suscitando stupore e meraviglia nel lettore). Per liberare il Barocco dall'accusa di artificiosità, si è cercato di distinguere una corrente "culterana", letterariamente corrotta e di contenuti anche immorali, da una corrente "concettista", nutrita dalla grande tradizione intellettuale e morale spagnola. E' vero che il Barocco spagnolo vede, al proprio interno, vivaci polemiche fra autori (come Luis de Gòngora e Francisco de Quevedo) e gruppi. Ma l'esistenza di queste due contrapposte correnti non ha fondamento reale. Quanto al concettismo, è interessante notare come esso sia stato alimentato dalla significativa definizione che di "concetto" ha dato Francesco

Farfalle prigioniere, ovvero La vita è sogno

Una giovane mano traccia le linee d’una farfalla. Una farfalla vera si dibatte sotto una campanella di vetro. La mano (che, ora, ha il volto d’un giovane pallido e fine) alza la campanella. L’insetto, finalmente libero, si libra e guida lo spettatore nella storia del suo alter ego, la Sposa Cadavere.              Così come Beetlejuice , The Corpse Bride (2005; regia di Tim Burton e Mike Johnson) si svolge a cavallo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, mostrandone l’ambiguità. A partire dal fatto che il mondo dei “vivi” è intriso di tinte funeree, fra il blu e il grigio, mentre quello dei “morti” è caleidoscopico, multiforme, scoppiettante. A questi spettano la gioia, la saggezza e la passione; a quelli la noia, la decadenza, l’aridità. Fra i “vivi”, ogni cosa si svolge secondo sterili schemi; fra i “morti”, ogni sogno è possibile. Per l’appunto, di sogno si tratta, nel caso di tutti e tre i protagonisti. A Victor e Victoria, destinati a un matrimonio di convenienza, non è co

Il Cimitero di Manerbio: cittadini fino all'ultimo

Con l'autunno, è arrivato anche il momento di ricordare l' "autunno della vita" e chi gli è andato incontro: i nostri cari defunti. Perché non parlare della storia del nostro Cimitero , che presto molti manerbiesi andranno a visitare?  Ovviamente, il luogo di sepoltura non è sempre stato là dove si trova oggi, né ha sempre avuto le stesse caratteristiche. Fino al 1817, il camposanto di Manerbio era adiacente al lato settentrionale della chiesa parrocchiale , fra la casa del curato di S. Vincenzo e la strada provinciale. Era un'usanza di origine medievale, che voleva le tombe affiancate ai luoghi sacri, quando non addirittura all'interno di essi. Magari sotto l'altare, se si trattava di defunti in odore di santità. Era un modo per onorare coloro che ormai "erano con Dio" e degni a loro volta di una forma di venerazione. Per costituire questo camposanto, era stato acquistato un terreno privato ed era stata occupata anche una parte del terraglio